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L’Italia dell’Unesco: Castel del Monte

di Antonietta Patti
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castel del monte

Nel cuore dell’Italia meridionale, su una collina della Puglia, nei pressi di Bari, si erge un monumento di straordinaria bellezza e mistero: Castel del Monte. Questo edificio, patrimonio dell’umanità UNESCO dal 1996, rappresenta un unicum nell’architettura militare medievale, un punto di incontro di stili e civiltà.

La posizione, la precisione matematica e astronomica, la planimetria, la forma perfettamente regolare forniscono a questo monumento un valore universale assolutamente eccezionale. Castel del Monte è stato costruito con una pietra calcarea dal colore prevalentemente bianco avorio, ma che muta a seconda della luce che lo illumina, e che lo rende visibile da chilometri di distanza.

Castel del Monte è una fortezza di straordinaria bellezza e simmetria, costruita da artigiani e manovali provenienti da tutte le aree attorno il Mar Mediterraneo, secondo una visione universale che non prevedeva confini culturali. Nella sua struttura si mescolano diversi stili – gotico nordeuropeo, islamico, e dell’antichità classica – in un armonioso dialogo di forme e simboli.

L’architettura di Castel del Monte è caratterizzata dal numero otto, che definisce la struttura dell’edificio in maniera ossessiva. Questo richiamo numerico, di cui il significato esatto sfugge ancora agli studiosi, conferisce al castello un’aurea di mistero e fascino.

La pianta del castello è ottagonale, come il cortile centrale, gli spazi interni, e persino le torri che si ergono agli angoli. Le otto sale per piano, eleganti e riccamente decorate, e le torri, comunicano tra loro in un gioco di simmetrie e raffinatezza architettonica. Il collegamento tra piano inferiore e superiore è realizzato attraverso scale a chiocciola poste solo in alcune delle Torri.

La funzionalità di Castel del Monte era duplice: oltre a essere una fortezza difensiva, era anche una dimora signorile, dotata di tutti i comfort dell’epoca, tra cui un avanzato sistema idraulico che portava l’acqua corrente nei bagni, un vero lusso nel Medioevo. Le ampie stanze erano riscaldate da grandi camini, e l’attenzione al dettaglio si manifestava nella decorazione scultorea che abbelliva gli interni.

Molti pensano che la forma di Castel del Monte ricalchi quella della “corona ferrea”, la corona indossata dagli imperatori del Sacro Romano Impero. Come se fosse la firma di chi l’aveva commissionato, insieme a un sistema di castelli esteso in tutto il Sud Italia.

Commissionato da Federico II di Svevia nel 1240 circa, Castel del Monte simboleggia la potenza e l’eclettismo del suo fondatore. Federico II, una figura di spicco del Medioevo, un uomo di cultura vastissima, interessato alla scienza, all’arte, alla poesia e alla giurisprudenza. La sua corte a Palermo fu un crogiolo di intellettuali di varia provenienza, luogo di nascita della Scuola Poetica Siciliana. Il suo regno fu segnato da importanti riforme amministrative e giudiziarie, nonché dall’istituzione della prima Università concessa da un sovrano e che ancora oggi porta il suo nome, la Federico II di Napoli.

La scelta di edificare il castello, occupando più di 3 ettari, sulla cima di una collina rocciosa che domina la campagna della Murgia, poco distante dal Mar Adriatico, non fu casuale: serviva a dominare e controllare le vie di comunicazione e i territori circostanti.

Tuttavia, la funzione di rappresentanza non era meno importante. Castel del Monte era un simbolo tangibile del potere di Federico II e della sua visione di un impero in cui convivevano e dialogavano culture diverse.

Col passare del tempo Castel del Monte ha avuto diverse funzioni. Manfredi, figlio di Federico II, lo usò come prigione. Nel 1500 divenne residenza di villeggiatura, proprietà della nobile famiglia napoletana Carafa. Dopodiché fu covo di banditi, ospedale per i lebbrosi, rifugio di Carbonari, e punto di osservazione militare sia per i tedeschi che per gli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale.

Castel del Monte non ha subito quasi nessuna alterazione strutturale. È stata eliminata la balconata del cortile interno che collegava le sale del primo piano, ma i blocchi di pietra calcarea all’esterno risultano intatti. Il castello è circondato da una grande area sottoposta a tutela paesaggistica, che di fatto lo protegge. Gli interni invece sono stati depredati nel corso dei secoli: sono stati portati via arredi e alcune decorazioni in marmo e mosaico. Ad esempio, due sculture collocate originariamente nel castello, oggi si trovano nella Pinacoteca di Bari. Mentre altri elementi decorativi si sono deteriorati col passare del tempo.

Il monumento di Castel del Monte si trova nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, dove si erge alla fine di un sentiero naturalistico. Il sito è gestito dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia, che ne cura la manutenzione e la fruizione al pubblico.

Castel del Monte resta uno dei monumenti più affascinanti dell’epoca medievale, testimone di un periodo storico in cui l’Italia meridionale era al centro del Mediterraneo, crocevia di popoli, merci e conoscenze. La sua architettura, ricca di simbolismi e innovazioni, continua a incantare e stimolare curiosità, offrendo spunti inesauribili di studio e ammirazione.

Nell’edificio si riflettono la grandezza e la complessità di Federico II: un imperatore germanico nato a Jesi, cresciuto in Sicilia e attratto fin da giovanissimo dal mondo orientale. Sovrano avanti sui tempi, fu capace di guardare oltre i confini del suo regno, instaurando un dialogo tra culture che sembravano lontane ma che nel suo progetto politico e culturale trovavano un punto d’incontro. Castel del Monte, con la sua forma perfetta e i suoi misteri, rimane un simbolo eterno di questa visione universale.

Bibliografia e Sitografia
  • Meraviglie. La penisola dei tesori, F. Arriva, F. Buttarelli, I. Degano, V. Lamberti, P. Logli, A. Piro, E. Quinto, regia di Gabriele Cipollitti, Rai, 29 Aprile 2020, trasmissione televisiva;
  • L’Italia dell’Unesco, Giunti e Tancredi Vigliardi Paravia Editori, Firenze 2021

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