È stata candidata per molto tempo. Finalmente, nel 2024, anche la Via Appia (Regina Viarum) è tra i siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO. La Via Appia è la più antica delle vie consolari romane. È un simbolo: rappresenta il sistema viario creato dai Romani, uno dei più grandi lasciti dell’Antica Roma.
La Via Appia, esattamente come ogni via consolare romana, è stata concepita come un’infrastruttura strategica per la conquista militare. La sua funzione iniziale era quella di collegare due città, facilitando le operazioni di approvvigionamento dell’esercito romano. Ma aveva anche un ruolo nella diffusione culturale e nella crescita economica, aumentando di fatto il soft power di Roma nei confronti dei popolazioni straniere.
Le vie consolari sono il simbolo di una straordinaria innovazione ingegneristica, oltre che di potere politico. Le strade romane consentivano che i prodotti di artigianali realizzati nelle città della Magna Graecia raggiungessero Roma. E insieme alle merci, viaggiavano anche le credenze, le arti, la filosofia, lo stile di vita dei popoli: le vie facilitavano l’incontro culturale.
Le strade permettevano alle città che collegavano di crescere. Ma anche di far emergere nuove colonie lungo il tracciato, facilitando il controllo del territorio e aumentando la produzione agricola e il commercio.
Il sistema viario romano dimostra l’avanzata abilità tecnica degli ingegneri romani. La costruzione di strade comprendeva progetti per la creazione di infrastrutture civili e militari, lavori di bonifica del territorio e la realizzazione di strutture monumentali (come gli archi trionfali, i ponti e gli acquedotti).
La Via Appia, spesso definita Regina Viarum (“regina delle strade”), è la più conosciuta delle strade romane. La sua costruzione cominciò nel 312 a.C. per volere del console Appio Claudio Cieco. Egli fece ristrutturare una strada preesistente, ampliandola fino a Capua (l’odierna Santa Maria Capua Vetere). Nel III secolo a.C. venne ulteriormente ampliata, fino a raggiungere la città di Benevento. Nel 190 a.C. collegava Roma a Brindisi, per una lunghezza di più di 800 chilometri.
Era una delle strade più importanti dell’Impero Romano: partendo da Roma giungeva a Brindisi, il porto verso l’Oriente. Collegamenti marittimi collegavano Brindisi a Durazzo, sulla sponda orientale del Mar Adriatico (in Albania), città dalla quale partiva la Via Egnatia che, attraversando la Grecia e l’Asia Minore, giungeva a Bisanzio-Costantinopoli.
Il sito riconosciuto dall’UNESCO comprende il tracciato dell’Appia Antica (ripreso in parte dalla Strada Statale 7) e della sua variante denominata Via Appia Traiana. Quest’ultima è una strada che collegava Benevento a Brindisi con un tracciato che correva quasi parallelamente alla Via Appia, ma più a Nord, verso la costa adriatica.
La Via Appia è composta da 22 tratti, ma l’UNESCO ne ha riconosciuti solo 19. La Via Appia – Regina Viarum rientra in un’area protetta, il Parco Regionale dell’Appia Antica, istituito nel 1988 grazie alle battaglie di Antonio Cederna. Il Parco si estende su un’area di circa 4580 ettari, e comprende zone nei comuni di Roma, Ciampino e Marino. Di fatto, il Parco coincide con il territorio del Parco Archeologico dell’Appia Antica, istituito nel 2016 dall’allora Ministero per i Beni e le Attività Culturali (l’odierno Ministero della Cultura).
Il Parco Archeologico della Via Appia è un vasto territorio che si estende lungo il tracciato originale dell’antica strada. L’area archeologica racchiude un incredibile patrimonio di monumenti: catacombe, domus e sepolture romane. Tra i siti di grande rilievo possiamo citare le Catacombe di San Callisto, la Villa dei Quintili e il Mausoleo di Cecilia Metella. Il Parco archeologico dell’Appia Antica non è solo un museo a cielo aperto, ma anche un paesaggio culturale, dove la storia si intreccia con la natura, offrendo un’esperienza unica a chi lo visita.
La Via Appia – Regina Viarum non è solo una strada antica, ma un simbolo del legame tra passato e presente, un ponte tra le civiltà che hanno costituito l’Europa moderna, un’eredità che appartiene a tutta l’Umanità. Inserirla tra i beni Patrimonio UNESCO è il riconoscimento del valore universale di questo sito, e un passo fondamentale per assicurare che questo tesoro continui a raccontare la sua storia alle future generazioni.
Bibliografia e Sitografia
- Attilio Stazio, Via Appia: da Roma a Brindisi attraverso Capua e Benevento, Edizioni del sole, Napoli 1987;
- Claudio Vacanti, “Per un atlante geopolitico della Repubblica romana. Italia e Magna Grecia tra II sannitica e I punica”, in Incidenza dell’antico, Luciano Editore, 2016.