Il dramma delle persecuzioni dei cattolici nel Messico del XX secolo
La storia delle persecuzioni dei cattolici in Messico, che si susseguirono in questa nazione dal giorno della sua indipendenza dalla Spagna nel 1821, va inserita in un contesto più ampio per capire le motivazioni che spinsero questo stato verso il laicismo.
Tutte le lotte di affrancamento in America Latina, successivamente, hanno provocato quasi sempre lotte civili contornate da crisi sociali devastanti. Anche l’indipendenza del Messico subì questa norma non scritta. I governi che seguirono nel tempo diedero luogo a lunghi conflitti civili, guerre e sconfitte con gli USA (perdendo il Texas, la California, l’Arizona e il Nuovo Messico).
Gli Stati Uniti subentrarono nella gestione degli interessi finanziari del Messico, subordinando l’economia di questo stato ai propri vantaggi, interessi e utili. In realtà si instaurò un nuovo tipo di colonialismo in forma più subdola. Le nuove idee rivoluzionarie fondate su di un sovvertimento dei valori tradizionali, spirituali e religiosi coinvolsero quasi tutti gli uomini politici e militari messicani.
Dopo la rivoluzione (1910-1920) che mirava ad affermare il costituzionalismo, con circa 2 milioni di morti, tutti i governanti gestirono il potere con un autoritarismo statalista, svincolato da qualsiasi norma etica o religiosa. Infatti il radicalismo giacobino, massonico o socialista facevano da sfondo ideologico a cui si ispiravano i governanti.
La religione cattolica degli ex dominatori era vista come pietra di inciampo. Per contrastare il Cristianesimo insito nel cuore dei messicani vennero usati tutti gli espedienti, non ultimo la penetrazione e diffusione del protestantesimo settario sostenuto dagli USA, per snaturare la fede e la devozione del popolo. Ciò venne asserito dal presidente americano T. Roosevelt: “… il Cattolicesimo, religione assorbente, impedisce il nostro cammino per la conquista di tutta l’America Latina”. Il Ministero dell’Educazione era retto da protestanti.
In Messico la Chiesa ebbe vita difficile con l’introduzione della “Ley de Desamortizacion” del 1856 che portò allo svincolo dei beni dalla manomorta. L’anno successivo seguì l’emanazione della Costituzione anticristiana e restrittiva delle libertà religiose. Essa si basò sull’espropriazione dei beni ecclesiastici: chiese, basiliche, conventi … e portò alla rottura dei rapporti diplomatici con Roma. Poiché questi erano proibiti dalla Carta.
Così il laicismo iniziò lo smantellamento sistematico di una cultura legata alla fede cattolica. Vennero soppresse le feste religiose, proibiti al clero l’insegnamento e l’abito talare. Solo nel 1915 furono massacrati 160 sacerdoti. La nazione era devastata dalla guerra civile. Il 5.2.1917 venne promulgata una nuova costituzione che esasperò la legislazione riguardante la Chiesa.
Le nuove norme prevedevano una riforma agraria avanzata, di conseguenza le masse rurali persero progressivamente i diritti comunitari sulla terra: diritti già garantiti dalla corona di Spagna e dalla Chiesa. Si ebbe una completa separazione tra Stato e Chiesa. L’art. 130 della carta stabiliva che lo Stato era laico, il matrimonio da esso riconosciuto era solo quello civile e che il divorzio veniva giuridicamente riconosciuto.
I sacerdoti dovevano essere messicani. Ad essi si vietava, anche nelle chiese, di intervenire e dare pareri sulle questioni politiche o di votare alle elezioni. Le chiese non potevano possedere beni, né i preti ereditarli. Le pubblicazioni confessionali e di apostolato non potevano esprimere pareri politici. Il numero dei sacerdoti negli Stati Uniti Messicani era di competenza dello Stato stesso.
I cattolici erano esclusi dalle cariche pubbliche, mansioni riservate esclusivamente a tutti coloro che avevano fatto il giuramento massonico. Nelle scuole gli insegnamenti pedagogici si basavano esclusivamente sulle tematiche atee e marxiste, quindi la didattica era condizionata da quei precetti e dottrine che influenzavano l’educazione, formazione psicologica e ideologica dei giovani.
A Palermo Padre Salvatore Gambino, Missionario dei Servi dei Poveri nel Messico e precedentemente direttore della Quinta Casa nella nostra città, fece giungere due lettere a testimonianza di ciò che avveniva in Messico all’inizio del secolo. Missive rivolte al suo Superiore e al Cardinale Alessandro Lualdi ( del 15.9.1914 e 22.7.1914):
“Quasi tutto il clero e comunità religiose d’ambo i sessi si stanno rifugiando negli Stati Uniti, eccetto quelli, non pochi, che sono stati fucilati” … “Quasi ogni settimana arrivano negli Stati Uniti sacerdoti e religiosi di ambo i sessi, che dopo essere stati martirizzati e anche trascinati con una corda al collo, sono stati cacciati dal territorio messicano. Costrinsero un Vescovo a spazzare le vie pubbliche e altri sacerdoti a fare da becchini e seppellire i cadaveri, senza contare quelli che hanno fucilato”.
Nel 1921 venne perpetrato un attentato sacrilego nei confronti del Santuario della Madonna di Guadalupe, però miracolosamente la sacra effige rimase intatta. L’Azione Cattolica non accettò la situazione e nel 1925 costituì la Lega Nazionale per la Difesa della Libertà Religiosa. Il movimento fu messo immediatamente fuori legge. Duecento sacerdoti, prevalentemente spagnoli furono cacciati dal Messico. La situazione divenne insostenibile.
Il 14 giugno 1926 vennero promulgate le leggi penali contro la libertà religiosa che resero sempre più aspra la vita spirituale dei fedeli. A novembre Pio XI emanò la prima enciclica in favore della libertà religiosa nel paese. Gli anni successivi ne seguirono altre due. Politicamente le ideologie costituzionaliste e repubblicane dettero luogo al Partito Rivoluzionario Istituzionale che governò per tantissimi anni, in modo radicale e totalitario, rappresentando il secolarismo più ossessivo possibile.
I contadini non accettarono le vessazioni e le violente persecuzioni, quindi iniziarono con spontaneismo una rivolta contro il governo. Il popolo passò da una resistenza passiva ad una attiva e subito dopo armata. Gli avversari politici chiamarono, in senso dispregiativo, Cristeros questi fedeli irriducibili e devotissimi a Cristo Re.
La solennità di Cristo Re, che chiude l’anno liturgico, fu introdotta nel 1925, a termine dell’anno santo con l’enciclica “Quas primas”, che istituì la festa della Regalità di Cristo, in quanto Signore del Tempo e della Storia. La regale dignità rese relative le ideologie che avevano la presunzione di essere assolute. Queste ideologie avevano chiesto ai cittadini e preteso l’adesione totale, quindi personale, allo Stato. I governanti capirono intrinsecamente i contenuti e l’importanza della festa, che sottolineava l’azione salvifica e la forza del messaggio, di cui i credenti dovevano essere testimoni.
Per tre anni il popolo fu martirizzato dalle forze di polizia e dall’esercito federale. I Cristeros reagirono per difendersi dalla repressione violenta e per affermare il loro credo. La rivolta si estese a tutto lo Stato. Non solo i contadini presero parte agli eventi ma anche rappresentanti della classe media: piccoli impiegati, maestri di scuola e artigiani. In questo periodo, con il consenso del Papa, vennero sospese le celebrazioni e le funzioni sacre.
La lunga lotta, dopo aver condotto i cattolici nelle catacombe e al martirio, portò al Messico numerosissimi lutti che lo storico M. De Giuseppe calcola in 25.000 per i Cristeros, 20.000 per i civili e 25.000 per i governativi. Gli sfollati e i profughi raggiunsero la cifra di 200.000. I sacerdoti trucidati, in questo breve periodo, furono 78.
Il Sommo Pontefice denunciò “la congiura del silenzio” attuata dalla stampa mondiale nei confronti dei controrivoluzionari messicani. I Vescovi d’intesa con la Santa Sede, per arrivare ad un “modus vivendi”, cercarono un accordo con il governo (acuerdos u arreglos) poiché la situazione militare era in una posizione di stallo.
Così si dovettero consegnare le armi e le chiese vennero riaperte. Tutto sembrò volgere per il meglio ma il governo qualche anno dopo riprese sistematicamente la repressione, per continuare a tiranneggiare per circa un decennio. Con la ripresa della guerriglia i morti raggiunsero il numero di 150.000 fra il popolo, 40.000 Cristeros e 40.000 federali.
Fra i martiri si ricordano: il beato M. A. Pro Juarez, beatificato nei 1988, (mio articolo su “Cammino n. 1 del 1995), J. Del Rio, J. Silva e M. Melgarejo (fucilati con i rosari tra le mani), N. Origel, terziario francescano, T. de la Mora (arrestato poiché portava lo scapolare e impiccato all’albero della libertà), Eleonora Garduno, l’avv. Gonzales, l’agostiniano E. Nieves, beatificato nel 1997, don P. Garcia, padre D. Uribe (beatificato da G. Paolo II).
Venticinque martiri verranno elevati agli onori degli altari nel ’92 dal Papa, fra cui il presidente della Lega Nazionale M. Morales. Il Sommo Pontefice, nell’anno giubilare del 2000, ha beatificato o canonizzato altri 25 martiri, fra i quali San Cristoforo Magallanes (1869-1927), la cui memoria ricorre il 21 maggio. Altre 13 persone vennero santificate tra il 1988 e 2005.