Più di 10mila persone hanno onorato a Bisacquino la regina della tavola: sua maestà la cipolla. La cipudda busacchinara, conosciuta così localmente, è un ecotipo molto grossa, schiacciata ai poli, dalla tunica rossastra (eccezionalmente la si trova di colore interamente bianca), dolcissima al gusto, molto aromatica, dalla consistenza morbida e carnosa con un peso che può superare abbondantemente anche il chilogrammo. Questo ecotipo si fregia del marchio P.A.T. (Prodotto Agricolo Tradizionale) ed è iscritto nell’elenco del Ministero dell’Agricoltura. La cipolla è coltivata da una ventina di aziende agricole, su superficie limitate, con lavorazioni gestite integralmente a mano e con la vendita diretta.
Un po’ di storia
L’ecotipo della cipolla busacchinara o gigante di Bisacquino, è stata introdotta nel territorio del Triona dall’Istituto professionale di Stato per l’Agricoltura di Bisacquino, grazie alla lungimiranza dei professori: Giuseppe Gullo, Biagio Rizzuto, Vincenzo Di Leo e dall’allora preside Leoluca Pollara. Avevano intuito che la coltivazione di questo ortaggio poteva arricchire il paniere orticolo bisacquinese, che vanta diverse prelibatezze come i finocchi dolci, il sedano (la famosissima Accia di Bisacquino), la faggiola piatta, ecc. Qualcuno ricorda ancora che gli ortolani di Bisacquino con enormi canestri caricati sulle mule andavano a vendere il loro prodotto anche nei paesi vicini; è anche proverbiale una canzone popolare degli anni cinquanta del secolo scorso che ricorda “ ‘a Busacchinu pi la scalora”.
Negli anni, grazie all’operosità dei iardinara locali, la cipolla è stata selezionata in maniera massale ottenendo l’attuale prelibatezza.
Per diversi anni l’attività di miglioramento e di promozione è stata sostenuta dalla SOAT di Chiusa Sclafani attraverso diverse collaborazione con la Facoltà di Agraria, mentre diverse sagre hanno contribuito a farla conoscere e apprezzare in tutti gli ambiti produttivi regionali. In molti ricordano ancora, nel corso delle sagre le gare della cipolla più grossa, banchi d’assaggio, cooking show, stand espositivi, degustazioni, ecc. Inoltre, il miglioramento di alcune tecniche produttive è avvenuto attraverso diverse tesi di laurea di alcuni laureandi bisacquinesi figli di produttori, i quali hanno contribuito a divulgare tecniche produttive innovative. Un ulteriore impulso sta arrivando anche dalla presenza della SOPAT dell’ESA della stessa cittadina.
La cipolla: dalla nutraceutica alla gastronomia
Le cipolle hanno moltissime proprietà benefiche. Sono disintossicanti, ricche di flavonoidi, riducono i livelli di zucchero nel sangue, aiutano a combattere asma e raffreddore. L’ideale sarebbe mangiarle crude per non disperdere le sue proprietà, cosa che viene fatta con le insalate con i pomodori. Viene preparata anche al forno, ma come condimento è insuperabile. Sta bene nelle zuppe di verdure, nei sughi, nei fondi di cottura, e sono anche ottime al forno. In genere sono secondarie rispetto ad altri ingredienti principali, ma si possono utilizzare da sole per esempio per la preparazione di confetture da abbinare ai formaggi o per preparare un ripieno di una torta salata o per accompagnare del pane abbrustolito.
Il futuro della cipolla e non solo
Il futuro della cipolla bisacquinese dipende essenzialmente dalla possibilità di meccanizzare tutti i processi produttivi e da una buona valorizzazione commerciale, aspetti di cui l’amministrazione civica si è fatta carico.
Hanno fatto da contorno alla sagra della cipolla, diverse attività culturali e musicali che hanno arricchito l’intera manifestazione, il resto è opera della Madonna du vazu.
Anche quest’anno migliaia di visitatori si sono riversate nella suggestiva cittadina all’ombra del Triona per festeggiare la suadente cipolla gigante simbolo della Bisacquino rurale, fatta di gente laboriosa e tenace il cui cuore non è inferiore al loro prodotto bandiera.
Grande soddisfazione per la riuscita dell’evento arriva dal sindaco Tommaso Di Giorgio e dalla sua giunta, ma la gioia più grande è stata la riapertura del santuario della Madonna del Balzo, meta di tanti fedeli che generosamente la venerano in ogni parte del mondo.