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GIUNI RUSSO: IL CANTO DELL’USIGNOLO E GLI ACUTI DEI GARRITI DEL GABBIANO

by Roberto Zaoner
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Nella notte tra il 13 e il 14 settembre 2004 moriva a Milano la grande cantante Giuseppa Romeo, in arte Giuni Russo, dall’incredibile estensione vocale, che le permetteva facili cambi di registro. Riusciva a coprire cinque ottave ed era in grado di raggiungere per acutezza toni gorgheggiando, per sua stessa ammissione, con passaggi di grande destrezza, a imitare il verso dei gabbiani, quando garriscono. Ne abbiamo un esempio con la canzone “Un estate al mare”.

Era un’artista sempre alla ricerca della sperimentazione di nuove vocalità, precorritrice di nuove forme espressive e quindi era anche artista d’avanguardia. La sua voce spaziava dal pop al jazz, dalla musica sacra all’elettronica. Artista di grandissimo talento, sfruttava la sua incredibile estensione vocale, come pochissime nel panorama canoro internazionale, oltre che in ambito nazionale.

Il padre Pietro Romeo registrò la nascita della figlia all’Anagrafe del Comune di Palermo tre giorni dopo l’evento, cioè il 10 settembre 1951. Era penultima di nove figli. Da notare che sua madre era un grande soprano e che aveva sicuramente lasciato questa eredità canora alla figlia. La lirica in casa Romeo era molto apprezzata. Giuseppa sin da giovanissima iniziò a coltivare l’attitudine al canto e alla composizione. Mosse i primi passi già all’età di 13 anni, quando si esibì presso il “Palchetto della Musica” davanti al teatro Politeama di Palermo.

Non ha mai del tutto avuto il merito di essere considerata una grandissima cantante, del calibro di Mina, Mia Martini, Milva, solo per citarne alcune, anche se molto probabilmente superiore a queste come estensione vocale. Non ebbe grande fortuna nell’ambiente musicale per come avrebbe meritato e fu scarsamente considerata, nonostante le sue enormi potenzialità vocali. Forse, il solo artista che credette nelle sue enormi capacità vocali e che la considerò come rara artista talentuosa fu Franco Battiato.

La Russo non fu fortunata, né nella carriera artistica, né nella vita, morendo prematuramente all’età di soli 53 anni da poco compiuti. La sua carriera poteva ottenere molto di più di quanto l’arte canora le riservò. Un esempio: nel 1984 Giuni Russo avrebbe dovuto partecipare al Festival di Sanremo, ma la CGD annullò all’improvviso e all’ultimo istante la sua partecipazione al Festival, preferendole la cantante Patty Pravo, da poco tempo sotto contratto. Una delusione questa che difficilmente la Russo digerì.

Un altro disaccordo fu quello sperimentato con la Caselli per questioni legate a preferenze di brani musicali. L’album “Mediterranea”, infatti, è un esempio della continua evoluzione dell’artista per visione artistica, strumentale e cantabilità, tese a raggiungere uno sperimentalismo oltre i limiti convenzionali, a cui tutti gli altri artisti dell’epoca si adattavano. Questo a Giuni Russo non bastava. Essa voleva andare oltre.

Giuni, per citare un altro esempio circa la sua grande abilità artistica e di sperimentatrice di altissimo livello, avrebbe voluto che a trainare l’album “Mediterranea” fosse l’omonimo brano “Mediterranea”, ma la Caselli preferì promuovere un frivolo brano “Limonata cha cha cha ”, come lato A del disco. La Russo accettò a malincuore questa direttiva senza però nascondere la sua contrarietà.

La causa della morte fu un male così aggressivo che non le lasciò scampo e la stroncò dopo cinque anni dalle prime avvisaglie della malattia che comparvero nel 1999. Donna profondamente religiosa. La cerimonia delle esequie si tenne il giorno dopo la morte presso il Monastero delle Carmelitane Scalze, a Milano, e il suo corpo venne tumulato nel Cimitero Maggiore di Milano, in un campo riservato a comunità religiose.

È giusto ricordarla non solo come artista dall’enorme talento, ma sfortunata, che non ottenne ciò che l’era dovuto, ma anche come donna dalla profonda umanità, sensibilità, non trascurando che era anche una grande credente. Vere artiste come lei, profonde, talentuose e sperimentatrici di nuove evoluzioni artistiche, è stato molto arduo trovarle e lo è tutt’oggi, nel panorama artistico e canoro, non solo in ambito nazionale, ma anche internazionale.

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