La parola “Arabia” significa arido, infatti la sua storia è segnalata già dai Romani che esplorandola, conclusero che era un grandissimo deserto, quasi inospitale, in cui lasciarono comunque delle guarnigione nelle città di Myos Horms e Yanbu al Nakkel per controllare i traffici sul Mar Rosso. Gli Arabi intorno al IV secolo vivevano in questo immenso deserto con le loro arcaiche usanze e vivevano in gruppi liberi. L’Arabia non attirava nessuno, quindi tra loro non erano interessati a formare una nazione non essendo minacciati come accadeva altrove.
Quasi di pelle bianca, passavano il tempo cavalcando cavalli e cammelli, pascolando capre e lottando per una minuscola sorgente. Erano legati come tribù e comandati da un capo detto “ Sceicco”. Le lotte erano per impossessarsi di altre oasi, e per le donne che sposavano mettendo al mondo tanti figli, considerando che la sopravvivenza era difficile in quei luoghi. Erano dei guerrieri e non temevano la morte. La maggioranza era analfabeta ma possedevano una memoria forte, recitavano e cantavano i loro versi, credevano nella luna nelle stelle e un’infinita “jinn – spiriti”.
Quando morivano credevano di poter rivivere in un Paradiso, fatto di belle donne, cammelli, e lotte. Per la loro Religione avevano una capitale la “Mecca” dove sorgeva un tempio la “Kaaba“ che custodiva la “Pietra Nera”, scesa dal cielo. La città sorgeva in una valle arida nelle vicinanze del Mar Rosso, posto di passaggio di tantissime carovane che trasportavano prodotti dalla lontana India, carovane lunghissime formate da centinaia di cammelli. C’erano altri idoli, tra questi uno era chiamato “Allah” il quale rappresentava il padre di una delle importanti e maggiori tribù, chiamata i “Quraish”. Si consideravano discendenti di “Abramo” e “Ismaele”.Oltre ad amministrare gli introiti del tempio, esercitavano la supervisione anche de la “Mecca” e dei traffici verso l’India. Con questo primo scenario panoramico ci aggiorniamo alla prossima.