Home » I FLORIO. Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella

I FLORIO. Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella

di Antonietta Patti
0 comment
palazzina dei quattro pizzi all'arenella

La Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella è la tenuta di rappresentanza, voluta da Vincenzo Florio. La sua struttura rappresenta il perfetto connubio tra la produttività industriale, con le sue esigenze di modernità, e la raffinata celebrazione di una famiglia all’apice del successo, proprio grazie alle produzioni industriali.

Il borgo dell’Arenella nacque nei primi decenni del XIX secolo, legato alla Real Casina alla Renella, una delle residenze borboniche destinate alla caccia (e alla pesca) in cui tanto si dilettava Ferdinando di Borbone. Oggi la Casina non esiste più, poiché è stata inglobata nell’area dell’Ospizio Marino. Esiste ancora, invece, la palazzina ai Quattro Pizzi all’Arenella.

La Palazzina era legata alla tonnara dell’Arenella, che i Florio inizialmente gestirono senza esserne proprietari. Già Ignazio Florio, fratelllo di Paolo, aveva iniziato a diversificare i settori d’investimento, e lui fu il primo a voler gestire una tonnara.

Ignazio cominciò con la gestione della tonnara di Vergine Maria, poco distante da quella dell’Arenella. Suo nipote Vincenzo continuò su questo percorso, gestendo quasi tutte le tonnare della Sicilia, per costruire un sistema di lavorazione e produzione del tonno a livello industriale.

Dalla semplice gestione della tonnara dell’Arenella, a poco a poco, Vincenzo Florio cominciò ad acquistarne la proprietà. La proprietà era infatti divisa tra il Principe di Fitalia, la principessa di Castelforte, il Principe di Niscemi, il duca Giuseppe Valguarnera e il monastero di San Martino delle Scale.

Solo dal 1840 la tonnara appartenne interamente a Vincenzo Florio, che vi fece edificare la Palazzina in stile neogotico alla quale lavorò Carlo Giachery. Completata nel 1844, la casa divenne una residenza nella quale la famiglia si recava saltuariamente, probabilmente con ospiti illustri, per assistere alla mattanza dei tonni. Giacché la casa di villeggiatura della famiglia Florio era l’attuale Villa Pignatelli-Florio.

La Palazzina dei Quattro Pizi all’Arenella (foto di A. Patti)

Al momento della creazione della Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella, la Famiglia Florio non aveva ancora legami con la nobiltà siciliana. Ciononostante, gli affari portati avanti da Vincenzo Florio gli permisero di ottenere successi economici e riconoscimenti aristocratici.

La zarina Aleksandra Fëdorovna, che tra il 1845 e il 1846 visse a Palermo per curare la propria cagionevole salute, visitò la città, compresa la Palazzina dei Quattro Pizzi, da poco terminata. L’edificio le piacque così tanto che, una volta tornata in Russia, fece realizzare un edificio simile. L’architetto Andrej Ivanovič Štakenšnejder ricopiò quindi le forme della Palazzina dei Quattro Pizzi nel progetto di un padiglione nel parco di Peterhof (vicino San Pietroburgo) chiamato Renella.

Il complesso della Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella

La Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella è organizzata come un baglio, con un ampio spazio aperto, organizzato a giardino. Al piano terra dovevano trovarsi gli ambienti dedicati alla tonnara: i malfaraggi con sbocco sul mare, i magazzini, la mensa e i locali per il trattamento e la conservazione del tonno. Le mura perimetrali sono interrotte da due ingressi, uno sul lato meridionale e l’altro su quello occidentale.

Attaccata alla tonnara, sul lato che si affaccia su Piazzetta Tonnara, si trova la cappella dedicata a Sant’Antonio. Vincenzo Florio volle costruire questa cappella, per sostituire una chiesetta divenuta troppo piccola per la comunità locale. All’interno della cappella era conservato un simulacro ligneo di Sant’Antonio da Padova. La cappella divenne parrocchia filiale della Cattedrale nel 1883, e parrocchia indipendente nel 1933. Divenuta anch’essa troppo piccola, negli anni ’50 del Novecento venne costruita una nuova chiesa, e questa cappella venne sconsacrata.

Nell’angolo Nord-Ovest resta ancora in piedi una torre: ciò che rimane del mulino a vento costruito per la lavorazione del sommacco. Anche questa opera venne richiesta da Vincenzo Florio e realizzata da Carlo Giachery, nel 1852. Tra il mulino e la tonnara si allunga un edificio a pianta rettangolare, con terrazza, prospicente al mare. Da questa terrazza si entrava nel salone di rappresentanza. Fino a quando fu dismessa per la creazione di un’unità abitativa.

Ex-mulino della tonnara all’Arenella (foto di A. Patti)

La Palazzina vera e propria sorge al posto di un’antica torre, della quale conserva la pianta quadrangolare. Agli angoli ha 4 torri ottagonali che terminano con guglie piramidali (dalle quali prende il nome la Palazzina), collegate tra loro attraverso una merlatura. Sulle facciate spiccano le finestre incorniciate da archi a sesto acuto.

Qui si trovano dei magazzini riadattati a cucina e stanze private, al pian terreno, e il salone di rappresentanza, al primo piano. I due piani erano collegati tramite una piccola scala di servizio. Ma al salone si accedeva probabilmente dalla terrazza sul mare: sopravvive ancora l’arco d’ingresso a sesto acuto in pietra. Dalle sei finestre (erano otto, lo spazio di due è occupato da grandi teche) della sala si gode di una vista spettacolare: l’intera costa palermitana.

Arco d’ingresso in pietra (foto di A. Patti)

Il salone possiede un soffitto dalla volta a ombrello, le cui vele sono delimitate da costoloni in muratura. La decorazione delle vele si deve probabilmente a Salvatore Gregorietti ed Emillio Murdolo, durante la prima metà del Novecento; è quindi successiva alla costruzione della Palazzina. Lo stile ricorda quello della sala di Ruggero II al Palazzo Reale di Palermo: decorazioni geometriche e motivi floreali, grandi vasi dai quali fuoriescono girali vegetali, coppie di animali affrontati, e scene tratte dal repertorio della Chansons de geste.

Soffitto decorato della sala di rappresentanza (foto di A. Patti)

Da dimora privata a casa-museo

La tonnara venne ufficialmente dismessa nel 1912, per essere usata semplicemente come una residenza privata. Divenne la casa di Vincenzo Junior, che vi abitò con la moglie Lucie Henry. Nel 1931 i due si erano sposati proprio nella contigua cappella dedicata a Sant’Antonio, regolarizzando così una convivenza che si protraeva da diversi anni.

Quando la famiglia Florio dovette vendere tutto il patrimonio, anche la Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella venne venduta. Fu l’unica proprietà che Lucie poté riscattare, grazie alle sue finanze. La coppia vi abitò per diversi anni, arredandola con il mobilio salvato da altre residenze dei Florio. Cimeli e ricordi, salvati alle aste, sono qui custoditi, cosa che ha trasformato la Palazzina in una sorta di reliquiario della famiglia Florio.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella venne requisita prima dall’esercito tedesco e poi dalle truppe americane. Data la sua posizione strategica, a dominare il golfo di Palermo, i soldati usarono l’edificio come postazione militare. L’occupazione militare determinò diversi sconvolgimenti nella decorazione dell’edificio, come la perdita delle vetrate colorate del salone di rappresentanza.

Una volta finita la Seconda Guerra Mondiale, Vincenzo Junior e Lucie tornarono a vivere nella Palazzina. Qui Vincenzo Junior tentò alcuni nuovi progetti, come la creazione di una distilleria. Ma la mancanza di liquidità e l’impossibilità di accere a prestiti bloccarono sul nascere tutte le sue ultime iniziative. Vincenzo Junior sarebbe morto nella Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella, se un malore non l’avesse colto il 6 gennaio 1959, mentre era in visita dai suoceri a Epernay, in Francia.

La Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella conserva la memoria della famiglia Florio ancora oggi. Fotografie, documenti, ritratti, oggetti di vario genere appartenuti ai membri della famiglia sono ancora custoditi ed esposti nella Palazzina. L’edificio è oggi gestito dagli eredi dei Florio: la proprietà appartiene a Chico Paladino, figlio di Vincenzo Paladino e nipote di Renee Henry, e alla moglie Ana Paula. La coppia gestisce l’Associazione Culturale “Casa Florio, affinché possa essere tutelata l’eredità storica e culturale della famiglia Florio.

Bibliografia e sitografia

  • Daniela Brignone (a cura di), I luoghi dei Florio. Dimore e imprese storiche dei “viceré di Sicilia”, Rizzoli, Prato 2022;
  • Orazio Cancila, I Florio. Storia di una dinastia imprenditoriale, Rubbettino, Soveria Mannelli 2019;
  • Vincenzo Prestigiacomo, I Florio. Regnanti senza corona, Nuova Ipsa Editore, Palermo 2020.

Potrebbe piacerti anche

Lascia un commento

Periodico di informazione attualità e cultura, registrato presso il Tribunale di Palermo n° 23 del 20.07.2005

Fondatore e Direttore Responsabile 

Giorgio Fiammella

 

mail: redazione@lespressione.it