I Moti di Reggio Calabria

Scrivere sui moti di Reggio Calabria è stata sempre un’impresa non facile ma affrontata spesse volte nel tempo in svariati modi e lo si può vedere dalla vastissima bibliografia che allego al volume dove gli autori e i testimoni calabresi e non si son succeduti nell’arco di questi 50 anni. I libri di prima mano sono stati scritti da autori che hanno vissuto e ricostruito quegli avvenimenti in chiave sociologica e giornalistica, poi tanti altri autori si son cimentati nell’impresa per determinare e analizzare meglio l’evento. Certo chi è calabrese è stato avvantaggiato. Molti altri ricercatori o amanti della storia, quella vera e non omologata, hanno avuto  delle  difficoltà  evidenti ma il rigore storico li ha indirizzati nel verso giusto. La mia preoccupazione è stata sempre quella di essermi introdotto in un percorso non mio e di questo chiedo scusa ai Reggini. Ma la mia passione per la storia ha avuto il sopravvento, facendomi forte di tantissime cose che ho visto e vissuto indirettamente. Ho fatto un’analisi senza nessuna mitizzazione estetizzante o mistificazione. Quindi mi sono avvalso della brevità e chiarezza per definire la rivolta e l’insurrezione spinte principalmente dalla rabbia sociale, senza cristallizzare gli accadimenti e ho affrontato serenamente questa nuova ricostruzione storiografica.

Tutto nasce la sera del 16 ottobre 1970 quando mi trovai a passare da quei posti notoriamente tormentati dagli eventi. Infatti quella notte provenivo dalla Germania ed il giorno prima mi ero soffermato a Barletta. La sera del 16, nonostante si sconsigliava il viaggio, intrapresi  questa avventura giungendo a Catanzaro Lido. Lì il convoglio si fermò definitivamente poiché i treni non proseguivano in quanto era pericoloso e non si sapeva se potessero  traghettare  per la Sicilia. Con un vecchio locomotore con vagoni di terza classe, che non circolavano più dal 1956, con gli sportelli che si aprivano direttamente dando l’accesso agli scompartimenti arredati con rigidi sedili in legno, mi avventurai per Vibo Valentia, da dove apprendemmo finalmente che si poteva traghettare, da quel giorno, per Messina. Erano le prime ore di ripresa della navigazione nello Stretto. Così il treno che procedeva lentissimamente e a luci spente si dovette fermare alla stazione F. S. di S. Eufemia. Sempre a luci spente, attraversammo un percorso tutto vigilato da 2.500  militari supportati da tantissimi carri armati, che presidiavano la fascia tirrenica. Altri militari controllavano le alture della costa e tutta la linea ferrata. Dopo un attento esame e verifiche dei documenti finalmente salimmo su una vecchia corriera di colore blu, a fanali spenti arrivammo al porto di Vibo Valentia alle ore 2,00 e in piena notte potei traghettare. Il porto era stato potenziato e adattato per i traghetti dal Genio Militare. Dopo due ore toccai la terra siciliana. Giunsi a Palermo alle 15,15. ( In appendice allego il biglietto di viaggio con relativa tessera ). Un’esperienza indimenticabile che ancora rivivo con un certo patos pensando anche a tutte quelle persone mortificate, represse, penalizzate o costrette a vivere su di una sedia a rotelle. Un popolo che ha combattuto per la propria identità, libertà, autoaffermazione e diritto a sopravvivere con dignità e non relegato a subire affronti da parte dello stato rappresentato da una partitocrazia  democraticista che nel tempo aveva lottizzato  tutto quello che c’era da occupare o amministrare.

Qualche anno dopo un mio amico di Reggio Calabria mi fornì numerosissimi volantini che avevano fatto la storia in quei due anni. Li conservai gelosamente. Finché cinque anni fa iniziai la ricerca sui quotidiani e riviste  dell’epoca e su tutti i volumi a stampa possibili che nei cinquanta anni trascorsi hanno trattato l’argomento da destra, centro e sinistra. Alcuni li ho reperiti nel mio vasto archivio/biblioteca. Il lavoro è durato a lungo nelle varie biblioteche anche in quella di Reggio Calabria.

Nella ricostruzione dei fatti, dopo un breve preambolo, ho preferito cedere ampio spazio alla cronaca dando così una continuità storica che spesse volte manca o si cerca di dare un perimetro restrittivo agli avvenimenti dei moti. Infatti ho dato luogo ad una Cronologia dei fatti partendo dal 1969, l’anno antecedente lo scoppio dei moti. Anno propedeutico che avrebbe partorito la rivolta degli anni successivi. Così per seguire da vicino e giorno per giorno l’evoluzione degli eventi storici. Concludo con l’anno 1973 e brevi cenni al 1974, dove si vedono scemare i sogni e le illusioni dei Reggini. L’anno 1973 si chiude con l’uccisione del missino Santo Stefano. Ho pensato di allegare in Appendice un’anagrafe delle associazioni di destra ed estrema destra, alcune delle quali presero parte attiva alla ribellione. Un breve dizionario biografico ricorda i principali attori di quegli anni. Aggiungo anche numerose foto dei volantini di cui parlavo sopra e alcune recenti foto significative di Reggio Calabria.

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