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La Conferenza di Yalta

by Esther Di Gristina
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Yalta si trova in Crimea, è una penisola sul Mar Nero, e fu scelta come luogo della cosiddetta Conferenza di Yalta, tenutasi tra il 4 e l’11 febbraio 1945. Si tenne in questa località su decisione di Stalin, leader dell’Unione Sovietica. Il motivo principale della scelta fu che Yalta si trovava in territorio sovietico e garantiva a Stalin un vantaggio logistico e politico. Oggi Yalta e la Crimea sono territori internazionalmente riconosciuti come parte dell’Ucraina, ma attualmente sotto il controllo della Russia.

Inoltre, la città aveva un clima relativamente mite e una residenza adatta all’incontro: il Palazzo di Livadija, che un tempo era stata residenza estiva degli Zar. Alla conferenza parteciparono i “Tre Grandi”: Winston Churchill (Regno Unito), Franklin D. Roosevelt (Stati Uniti)e Iosif Stalin (Unione Sovietica). L’obiettivo principale dell’incontro era decidere il futuro assetto dell’Europa dopo la sconfitta della Germania nazista, in particolare la divisione della Germania e la futura influenza sovietica nell’Europa orientale.

Tra le decisioni prese, fu chiaro che la Germania sarebbe stata divisa in quattro zone di occupazione (USA, URSS, Regno Unito, Francia). Berlino sarebbe stata anch’essa divisa in quattro settori, pur trovandosi nella zona sovietica. La Germania doveva subire smilitarizzazione e denazificazione. Si prevedeva che dovesse pagare riparazioni di guerra, parte delle quali sotto forma di beni industriali e manodopera forzata.

Fu stabilito che il 26 giugno 1945 si sarebbe tenuta la conferenza per la fondazione dell’ONU. Il processo che ha portato alla sua fondazione iniziò il 25 aprile 1945, quando i rappresentanti di 50 governi si incontrarono a San Francisco per una conferenza iniziando, a redigere la Carta delle Nazioni Unite, poi approvata il 26 giugno. Successivamente, la sua sede fu istituita sul territorio internazionale a New York. Stalin accettò il principio del diritto di veto per i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza.

La Polonia, pur essendo tra i primi paesi a resistere alla Germania nazista, venne sacrificata per essere stata spostata a Ovest: avrebbe perso territori a Est, a favore dell’URSS, ma ne avrebbe guadagnati a Ovest, a spese della Germania. Stalin promise elezioni libere nei paesi dell’Europa Orientale (Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria), ma poi instaurò governi comunisti sotto il controllo sovietico.

Infine, l’URSS si impegnò a entrare in guerra contro il Giappone entro tre mesi dalla sconfitta della Germania. In cambio, Stalin ottenne il controllo della Manciuria, delle isole Curili e Sakhalin. Stalin infatti, voleva assicurarsi un’influenza sovietica in Europa Orientale, per prevenire future invasioni. Pretendeva pesanti riparazioni dalla Germania e il riconoscimento di un governo filo-sovietico in Polonia. Desiderava il controllo su alcuni territori in Asia in cambio dell’entrata in guerra contro il Giappone.

Roosevelt puntava alla creazione di un ordine mondiale basato sull’ONU, per evitare futuri conflitti. Era disposto a fare concessioni a Stalin, purché l’URSS entrasse in guerra contro il Giappone. Sperava in elezioni democratiche nei paesi liberati, ma sottovalutò l’espansione sovietica.

Roosevelt, malato e con un’idea ottimistica della collaborazione con l’URSS, concesse troppo a Stalin, sottovalutando le sue ambizioni espansionistiche. Churchill capì il pericolo sovietico, ma il Regno Unito era troppo debole per contrastarlo da solo.

Churchill voleva impedire che l’Europa Orientale finisse sotto il dominio sovietico. Difendeva la Polonia e chiedeva che il governo in esilio a Londra fosse riconosciuto, anche perché si preoccupava della crescente debolezza dell’Impero Britannico rispetto a USA e URSS.

L’URSS dichiarò guerra al Giappone nell’agosto 1945, contribuendo alla sua resa. La Germania venne effettivamente divisa come previsto. L’Europa Orientale cadde sotto il controllo sovietico, dando inizio alla Guerra Fredda. La Polonia finì sotto un regime comunista filo-sovietico. L’ONU venne fondata, ma con una forte influenza delle grandi potenze. La Conferenza di Yalta è spesso vista come un momento cruciale in cui si delineò la divisione del mondo in due blocchi contrapposti: Occidente democratico e Oriente comunista.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Francia fu inclusa tra i vincitori soprattutto per volontà di Winston Churchill, che intendeva equilibrare il potere in Europa. Egli voleva ridurre il dominio sovietico e americano nel dopoguerra. Dare alla Francia un ruolo di primo piano significava rafforzare il blocco occidentale e mantenere un maggiore equilibrio in Europa. Senza la Francia, Churchill temeva che l’Europa sarebbe rimasta solo una terra contesa tra americani e sovietici, lasciando il Regno Unito in una posizione debole.

Roosevelt era inizialmente contrario: vedeva la Francia come una potenza ormai decaduta e incapace di influenzare il futuro dell’Europa. Stalin non voleva la Francia tra i vincitori, perché non aveva contribuito in modo significativo alla guerra dopo il 1940, e non voleva un altro Stato occidentale nel gruppo delle grandi potenze.

Churchill convinse Roosevelt e Stalin, e la Francia ebbe una zona di occupazione in Germania e Berlino, ricavata da quelle anglo-americane, fu inclusa come membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con diritto di veto come USA, URSS, Regno Unito e Cina. In questo modo, la Francia poté riprendersi il suo status di grande potenza, nonostante la sconfitta iniziale nella guerra. Anche se subì un declino dell’influenza coloniale (perse Indocina nel 1954, Algeria nel 1962).

La Germania, che in teoria era rimasta unita, subì il crescente contrasto tra la parte Est e quella Ovest, che portò alla sua divisione definitiva nel 1949. La Germania Ovest divenne la Repubblica Federale Tedesca (RFT), sotto l’influenza occidentale. La Germania Est diventò la Repubblica Democratica Tedesca (RDT) posta sotto il controllo sovietico.

Gli Stati Uniti emersero come superpotenza globale, con un’economia in forte crescita. Il suo controllo si estendeva sull’Europa Occidentale e sull’Asia (Giappone e Corea del Sud). Divenne il leader del blocco capitalista e democratico contro l’URSS., tanto che, proprio contro il blocco sovietico, nel 1949 creò l’alleanza militale chiamata NATO.

Il Regno Unito uscì dalla guerra tra i vincitori, ma era fortemente indebolito economicamente. Perse progressivamente il suo impero coloniale (India indipendente nel 1947). Rimase una potenza influente, ma dipendente dall’alleanza con gli USA.

L’Italia era considerata tra i sconfitti, e perse tutte le colonie (Libia, Eritrea, Somalia). Cedette il Dodecaneso alla Grecia e parte del confine orientale alla Jugoslavia. Evitò la divisione e divenne alleata degli USA, entrando nella NATO nel 1949.

Anche il Giappone era tra i paesi sconfitti. Fu occupato dagli USA fino al 1952, divenendone un alleato chiave nella Guerra Fredda. Fu di fatto riconvertito in una potenza economica e pacifista.

La Conferenza di Yalta non solo determinò la fine della Seconda Guerra Mondiale, ma plasmò l’assetto geopolitico che avrebbe dominato la seconda metà del XX secolo.La Conferenza di Yalta rappresentò un momento cruciale della storia contemporanea: segnò il passaggio dalla Seconda Guerra Mondiale alla Guerra Fredda. Se da un lato contribuì a stabilizzare l’Europa dopo il conflitto, dall’altro pose le basi per la divisione del mondo in due sfere d’influenza, tra il Blocco Comunista e il Blocco Capitalista.

Le decisioni di Yalta contribuirono a porre fine al conflitto con la Germania e prepararono la resa del Giappone. Si preoccupò della ricostruzione dell’Europa e la creazione dell’ONU fu un passo importante per la cooperazione internazionale e la prevenzione di future guerre.

La Conferenza di Yalta fu dettata dalla necessità: gli Alleati dovevano chiudere la guerra e stabilire un nuovo ordine mondiale. Tuttavia, gli accordi non furono equi per tutti, e la volontà sovietica di espandere il comunismo portò a tensioni che sfociarono nella Guerra Fredda. Se fosse stato possibile un accordo più equilibrato, forse il mondo avrebbe evitato 40 anni di divisione e conflitti indiretti tra USA e URSS. Tuttavia, nel contesto del 1945, con l’Armata Rossa già in mezza Europa, le alternative erano poche. Yalta non fu un tradimento dell’Occidente, ma piuttosto una conferenza in cui Stalin giocò le sue carte meglio di Roosevelt e Churchill.

Nell’attuale guerra tra Russia e Ucraina, l’auspicio sarebbe quello di una risoluzione diplomatica, che possa garantire sicurezza e stabilità, senza creare nuove divisioni durature, come accadde con la “Cortina di Ferro”. Un nuovo accordo, come quello di Yalta, dovrebbe quindi mirare non solo a fermare le ostilità, ma a costruire una pace giusta, rispettosa della sovranità ucraina e della sicurezza europea, evitando il rischio di una nuova guerra fredda o di una pace instabile che prepari il terreno per futuri conflitti.

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