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La “strage del pane”: un delitto da ricordare

di Antonietta Patti
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La “strage del pane” è un tragico episodio avvenuto a Palermo il 19 ottobre 1944, durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale. All’epoca, la città era duramente colpita dai bombardamenti, dalla fame e dalle ristrettezze economiche. Nel frattempo, il mercato nero e la speculazione sul cibo prosperavano, penalizzando la popolazione.

Dal 8 settembre 1943 il re, Vittorio Emanuele III, fuggito a Brindisi, regnava sul cosiddetto “Regno del Sud”. Un regno in parte occupato dalle truppe americane, che avevano liberato il Sud Italia dalle truppe fasciste e da quelle naziste, loro alleate.

Il 19 ottobre 1944 migliaia di palermitani organizzarono una protesta per chiedere pane e beni essenziali. Erano abitanti di una città quasi totalmente distrutta dai bombardamenti ed esasperati dalla mancanza di generi alimentari di base. La folla si riunì di fronte la sede della Prefettura, l’attuale Palazzo Comitini.

Il plotone del 139º Reggimento Fanteria “Bari” del Regio Esercito, schierato su Via Maqueda, tra Palazzo Comitini e il vicolo Sant’Orsola, reagì in modo violento. A mezzogiorno, i soldati spararono sui manifestanti, causando la morte di 24 persone e il ferimento di altre 158, tra cui donne e bambini.

Come ricordato dal Sindaco di Palermo, il Prof. Roberto Lagalla, in occasione della cerimonia per l’80esimo anniversario di questo avvenimento, le vittime di questa strage patirono le conseguenze della de-responsabilizzazione e della dissoluzione delle Istituzioni statali.

I colpevoli della “strage del pane” non furono mai puniti. Negli anni successivi, nessun tribunale condannò la violenza riversata su una protesta pacifica. Al contrario, le forze dell’ordine furono quasi giustificate nel loro “eccesso di difesa”, e i soldati furono risparmiati grazie a un’amnistia.

La mancata giustizia ha legittimamente aumentato il dolore dei parenti delle vittime di questa strage, al quale si aggiunge l’oblio nel quale è caduto questo evento. Un delitto dimenticato per 50 anni e scoperto grazie all’instancabile lavoro di Lino Buscemi, circa 30 anni fa. Da allora, insieme a Lino Buscemi, tanti lavorano per divulgare quanto accaduto, una storia che ancora tanti palermitani non conoscono.

Quel giorno si compì un atto disumano, all’interno di un contesto di guerra, che già di per sé annulla quei diritti civili, sociali e umani. Le forze dell’ordine furono spinte a muoversi contro il legittimo diritto di esistere esternato dalla popolazione palermitana.

La protesta infatti, nacque dall’esasperazione di persone che, dopo anni di guerra e privazioni, non riuscivano a trovare il pane per sfamare le proprie famiglie. I palermitani, con coraggio e spinti dalla disperazione, si ribellarono per sopravvivere. La protesta era un grido di richiesta d’aiuto, che esprimeva il desiderio di condizioni di vita più dignitose.

La “strage del pane” è un simbolo delle tensioni sociali e delle difficoltà del dopoguerra in Italia. L’evento evidenzia le profonde divisioni sociali, aumentate dal conflitto mondiale. È la testimonianza della disperazione della popolazione in un periodo di estrema difficoltà, quando viveva la povertà, la fame e la mancanza di giustizia sociale.

Il ricordo di questo avvenimento merita di essere ricordato per dare dignità a chi ha perso la vita ingiustamente, e a evitare che diventino solo un numero nelle pagine della Storia. Le vittime della “strage del pane” non erano soldati, ma cittadini comuni, tra cui donne e bambini.

Questa strage rappresenta le difficoltà e il prezzo pagato da molte comunità durante il dopoguerra per costruire una società più giusta. È un pezzo doloroso della Storia Italiana e Siciliana, che contribuisce alla memoria collettiva di Palermo e dell’Italia.

Infine, questo episodio è un monito sui rischi che corre una società che non soltanto ignora le esigenze delle fasce più deboli della popolazione, ma che risponde con violenza alle sue richieste di giustizia. La “strage del pane” è un esempio di come le disuguaglianze e la repressione violenta possano innescare conflitti sociali devastanti.

Dovremmo richiamare alla memoria quanto accaduto il 19 ottobre 1944 anche per evitare che si ripeta. Mentre nel frattempo preserviamo i diritti fondamentali e promuoviamo la solidarietà sociale.

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