L’abbaglio: un racconto dell’impresa dei Mille

Dopo il successo de “La stranezza”, Roberto Andò torna al cinema con “L’abbaglio”, che racconta un episodio quasi sconosciuto dell’impresa dei Mille, uno degli eventi principali della storia della Sicilia. Nuovamente insieme a Toni Servillo, Salvatore Ficarra e Valentino Picone, anche questa volta Andò narra un accadimento reale, facendo dialogare figure storici e personaggi inventati.

L’impresa dei Mille è uno degli episodi più famosi del Risorgimento italiano, forse il momento cruciale del percorso verso l’Unità d’Italia. Questo evento ebbe come protagonista Giuseppe Garibaldi, leader indiscusso del movimento patriottico italiano. Tuttavia, Garibaldi non fu l’unica figura carismatica di quell’impresa.

Poco conosciuto è infatti Vincenzo Giordano Orsini, colonnello dell’esercito garibaldino, nato a Palermo il 14 gennaio 1817. Orsini partecipò alla spedizione dei Mille, si distinse nella battaglia di Calatafimi (15 maggio 1860), e svolse un ruolo cruciale nella presa di Palermo.

(foto di Antonietta Patti)

L’abbaglio” è racconta la preparazione e l’attuazione dell’impresa dei Mille. Dalla partenza, a Quarto (5 maggio 1860) fino alla presa di Palermo (27-30 maggio 1860), riuscita grazie a una manovra diversiva guidata proprio da Orsini. Il diversivo infatti, ingannò le truppe borboniche comandate da Jean-Luc Von Mechel, facilitando l’ingresso di Garibaldi nella capitale siciliana.

Come si sa, per liberare la Sicilia dal dominio borbonico e formare l’Italia, partì da Quarto un gruppo di circa mille volontari. Come nella realtà, anche nella pellicola di Andò i Mille provenivano da diverse regioni italiane. Intenti a tornare nella loro Sicilia il già citato colonnello Orsini, Domenico Tricò e Rosario Spitale.

Vincenzo Orsini, interpretato da Toni Servillo è un uomo colto e determinato, un militare che combatte per la libertà della sua terra, dalla quale manca da 12 anni. Domenico Tricò, interpretato da Salvatore Ficarra, è un contadino e fuochista zoppo, con un sogno che gli spezzerà il cuore. Rosario Spitale, interpretato da Valentino Picone, è invece un impenitente giocatore d’azzardo, molto abile con le carte. Tricò e Spitale, da perfetti sconosciuti, condivideranno un percorso che incrocerà quello di Orsini e dell’armata garibaldina.

I garibaldini, dopo lo sbarco a Marsala (11 maggio 1860), avanzano verso Palermo, passando per Salemi, Calatafimi, e Piana degli Albanesi. In ogni paese vengono accolti come eroi liberatori. Oltre alle abilità strategiche, le decisive vittorie garibaldine in Sicilia infatti, si devono al supporto delle popolazioni locali.

Di fronte alle manifestazioni d’impegno, guidato da un forte desiderio di libertà, il giovane tenente piemontese Ragusìn descrive i siciliani come gente simpatica, accogliente e gentile. Ma Orsini lo redarguisce, dicendogli che quello siciliano è un popolo che ha perso la speranza di cambiare il corso della propria storia, perché ogni suo tentativo di ribellione è stato soffocato nel sangue dall’aristocrazia “più ignorante e corrotta d’Europa”.

Il protagonista del film è il popolo siciliano, idealmente rappresentato da Orsini, Tricò e Spitale. Un popolo che vive con rassegnazione, ma anche con dignità e umanità la povertà e la sottomissione, che “si rivela soprattutto nei silenzi, in quello che non dice”.

Orsini rappresenta quei siciliani che vivono con coraggio i propri ideali, che combattono per la libertà Egli è un idealista, convinto che la Sicilia possa essere liberata da tutti i mali millenari che l’affliggono. Tricò e Spitale invece, raccontano una realtà disincantata e disillusa. I due rappresentano un popolo che lotta per sopravvivere, ma non crede più alle promesse dei potenti. Perché “il continentale promette promette, ma in quel posto te lo mette”.

Tuttavia la “liberazione” dai Borboni appare necessaria e inevitabile. Le truppe del re delle Due Sicilie si macchiano di crimini orribili: come l’assassinio della popolazione maschile di un paese – per evitare di fornire nuovi uomini alle truppe garibaldine – e la distruzione di Corleone – la cui popolazione era colpevole di aver dato asilo al nemico. Un nemico che viene sconfitto negli agguati tra i boschi, e colpendo alle spalle uomini disarmati.

(foto di Antonietta Patti)

L’impresa dei Mille è ancora oggi uno dei momenti più celebrati della storia italiana. Perché fu un fenomeno di grande impatto simbolico e culturale. Nell’immaginario collettivo, l’impresa dei Mille fu una manifestazione del potere della volontà popolare verso l’ideale di un’Italia unita.

Come sappiamo, l’impresa dei Mille, superando le barriere regionali e linguistiche nella speranza di un futuro comune, ebbe successo. Nel 1861 venne proclamata l’Italia unita, che comprese anche la Sicilia. Nonostante questo, l’impresa non fu priva di critiche e controversie.

La spedizione dei Mille fu di fatto un impresa militare per l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Piemonte, che poi divenne Regno d’Italia. L’unificazione provocò nuove disuguaglianze economiche e sociali, tra il Nord e il Sud del Paese, e la nascita di fenomeni negativi come il banditismo.

Di fronte alla morte di un ragazzo, che credeva di poter cambiare le cose, e alla sofferenza della povera gente sempre pronta a dividere il poco che ha, non ci si può che chiedere se la libertà valga la pena di un’impresa che porta con sé morte e devastazione. L’impresa dei Mille, quasi sempre descritta come un atto di eroismo, è stato forse un abbaglio?

Il film termina nel 1880, rivelando la delusione vissuta dagli idealisti. Coloro che dopo l’Unità d’Italia iniziarono a rendersi conto che tutto era cambiato per non cambiare nulla, e che quindi, all’epoca dell’impresa dei Mille avevano vissuto un abbaglio. Come quello dei due personaggi di fantasia, Tricò e Spitale: è un abbaglio che li ha portati ad arruolarsi, con un abbaglio hanno combattuto e con l’abbaglio cercano di sopravvivere.

“L’abbaglio” è uscito nelle sale cinematografiche il 16 gennaio 2025. Prodotto da BiBi Film, Tramp Limited, Rai Cinema, Medusa Film e Netflix, e distribuito dalla 01 Distribution. Nel cast, oltre ai sopracitati Toni Servillo, Salvatore Ficarra e Valentino Picone, spiccano Giulia Andò, Tommaso Ragno, Aurora Quattrocchi, Pascal Greggory e Leonardo Maltese. Il regista Roberto Andò ha curato anche la sceneggiatura, insieme a Massimo Gaudioso e Ugo Chiti.

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