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Le antiche origini del Carnevale

by Antonietta Patti
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Come molte delle nostre feste tradizionali, anche il Carnevale ha origini antiche, che affondano le sue radici nella cultura greco-romana. Spesso le nostre festività si rifanno a feste del calendario “pagano”, del mondo greco e romano, giunte fino a noi modificate dal Cristianesimo e dallo scorrere del tempo.

Il Carnevale è un periodo festivo che precede il tempo della Quaresima e la festività della Pasqua. È una festa mobile, che può cadere tra Febbraio e inizio Marzo. Il Carnevale si celebra in un atmosfera gioiosa, dove si avvicendano sfilate di carri allegorici, processioni mascherate, giochi di strada, battaglie con coriandoli e stelle filanti. Elementi che indicano un generale rovesciamento delle regole sociali.

Le origini greche

Nel mondo greco, Febbraio era il mese d’antesterione, un nome che deriva dalle Antesterie. Le Antesterie erano delle feste in onore dei morti e di Dioniso, celebrate ad Atene l’11, il 12 e il 13 del mese. Questi tre giorni erano nefasti per le popolazioni greche; perché esse ritenevano che in quel periodo le anime dei morti potessero vagare nel mondo dei viventi.

Un Chous, boccale usato per le gare di bevuta durante le Antesterie ateniesi, Walters Art Museum
le origini del carnevale
Un chous, boccale usato per le gare di bevuta durante le Antesterie ateniesi, Walters Art Museum

Il vino era uno degli elementi principali delle Antesterie. Fin dal primo giorno, quando avveniva il rituale della Πιϑοιγία (“apertura delle botti”), al quale potevano partecipare anche i ragazzi e gli schiavi. Nel secondo giorno poi, gli ateniesi organizzavano una vera e propria gara di bevuta, e il bevitore più veloce vinceva un otre di vino.

Secondo alcuni, le origini del Carnevale, il suo nome e la pratica delle sfilate dei carri deriverebbe proprio dalla tradizione greca. Il secondo giorno delle Antesterie, infatti, il currus navalis (“carro navale”) attraversava Atene tra gli scherzi della gente mascherata. Questa processione celebrava l’episodio mitologico dell’arrivo trionfante del dio Dioniso ad Atene, dopo essersi liberato dai pirati tirreni che avevano tentato di rapirlo. Rappresentava il momento finale di un viaggio iniziatico, compiuto da Dioniso, in cui il vino aveva un ruolo simbolico assoluto.

Le origini romane

Nel mondo romano, Gennaio, mese dedicato al dio Giano, segnava l’inizio di un periodo di transizione che terminava a Febbraio. I rituali di questo mese servivano adallontanare le forze del caos oltre un termine sorvegliato dagli dei Marte e Terminus. L’anno romano infatti, iniziava a Marzo, mese dedicato al dio Marte. Quindi il mese di Febbraio era un periodo di purificazione. Ed è in questo mese che ha le sue origini il Carnevale.

Lupercalia, dipinto di Andrea Camassei, Museo del Prado le origini del Carnevale
Lupercalia, dipinto di Andrea Camassei, Museo del Prado

Il nome Febbraio deriverebbe da februa, termine di origine sabina col quale erano indicati vari oggetti che avevano una funzione sacra in rituali di purificazione. Dal termine februum deriverebbero anche le parole februare (“purificare”), februatio e februamenta (“purificazioni”), oltre a februatus (l’individuo o l’oggetto purificato). Dallo stesso termine deriverebbero anche i dies februati: un altro modo di chiamare i Lupercalia, la festa del 15 Febbraio con la quale avveniva la purificazione dell’intero popolo romano.

Le frappe o chiacchiere, dolce tipico del Carnevale (foto di A. Patti)

A questa importantissima festività romana sarebbe legato anche il nome – e la forma – di uno dei dolci tipici del nostro Carnevale: le frappe. Il nome deriverebbe dal termine francese frapper (colpire), che sarebbe legato alle februa: delle strisce di pelle caprina che erano usate durante i Lupercalia per frustare le donne e il terreno. Il rito intendeva purificare e aumentare la fertilità della terra e degli esseri umani che la abitavano.

Anche la religione romana onorava i defunti in questo periodo dell’anno. Ad esempio, la festa dei Parentalia, in onore dei defunti e degli Dei Mani, si celebrava dal 13 al 21 Febbraio. Addirittura, secondo alcuni letterati romani, il nome Febbraio deriverebbe da feber (“lutto”), proprio per la presenza di numerose festività legate al culto dei morti.

Le maschere dal carattere infernale e diabolico – come quelle dei mamuthones e degli issohadores sardi – incarnano le anime dei morti che visitano il mondo dei vivi durante questo periodo di transizione. Le maschere buffonesche – come Arlecchino, Pulcinella e Brighella – servono invece a esorcizzare la vecchiaia e la morte.

Marionette raffiguranti le maschere di Pulcinella, Arlecchino e Brighella, Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
Marionette raffiguranti le maschere di Pulcinella, Arlecchino e Brighella, Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino (foto di A. Patti)

Le origini del Carnevale per sovvertire le regole sociali

Spesso il Carnevale viene comparato ai Saturnalia, festività romana che si festeggiava a dicembre, alla fine dell’anno. Nei giorni dei Saturnalia gli schiavi e le donne potevano permettersi delle libertà che normalmente non avrebbero potuto neanche pensare. Durante quei giorni si replicava l’età d’oro di Saturno, quindi a Roma si vivevano giorni di grande letizia, giocosità e in alcuni casi lascivia. Bastava una maschera per sovvertire l’ordine sociale.

L’ordine viene infine ristabilito al termine del Carnevale. Questo avviene ancora oggi attraverso un rito, sempre di carattere purificatorio. Questo rituale solitamente comprende un “processo”, una “condanna”, la lettura di un “testamento” e una “condanna a morte” delle maschere che rappresentano il Carnevale. A queste maschere carnevalesche – come il Re o “U’ Nannu ca’ Nanna” – vengono attribuiti tutti i mali della comunità. Al termine del Carnevale, queste figure devono essere simbolicamente uccise, mediante il rogo o l’impiccaggione dei loro fantocci.

In quest’ottica, il Carnevale è una festa di fine anno e d’inizio di una nuova stagione. Simboleggia il momento in cui il caos viene modellato in un nuovo ordine, che consente la vita. Durante il Carnevale si guarda alla prossima primavera, e al mondo che torna a rifiorire dopo l’inverno. Presente in diverse culture, è una festa di rinnovamento, che è stata declinata in molti modi diversi.

U’ Nannu ca’ Nanna del Carnevale di Termini Imerese, provincia di Palermo (foto di A. Patti)

Il Carnevale e il Cristianesimo

Con la nascita e la diffusione del Cristianesimo, le festività pagane furono sconvolte e rinnovate. In ambito cristiano infatti, si tramanda che la parola Carnevale derivi dalla locuzione carnem levare (“eliminare la carne”), in riferimento all’ultimo abbondante banchetto del Carnevale che si teneva il Martedì Grasso. Dopodiché, col Mercoledì delle Ceneri e l’inizio del periodo della Quaresima, cominciavano digiuni e/o astinenze da particolari tipi di pietanze, come quelli contenenti carne.

Le origini del Carnevale sono antichissime, poiché è una festa che celebra la fine e il rinnovamento. È un nuovo inizio, che deve avvenire nel modo migliore per tutti affinché la fertilità permetta alle stagioni di alternarsi. È un momento di catarsi purificatrice: verso quel rifiorire senza il quale non avremmo vita.

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