Nella Milano del Quattrocento, esattamente a partire dal 1463, due artisti lavorano a uno dei simboli indiscussi del Rinascimento italiano: la Chiesa e il Convento di Santa Maria delle Grazie. Donato Bramante, architetto originario di Urbino, rinnova la chiesa in forme rinascimentali, mentre Leonardo da Vinci affresca all’interno del Convento il famoso Cenacolo, opera di eccezionale valore che ha inaugurato una nuova fase nella Storia dell’arte.
La Chiesa rispecchia lo stile del Rinascimento lombardo evidente soprattutto nel rivestimento in cotto delle murature e nell’utilizzo di materiali locali. Le finestre del tamburo su cui si innesta la maestosa cupola permettono alla luce di illuminare le tre navate interne culminanti in tre absidi semicircolari.
È nel refettorio che il celeste e mirabile Leonardo compie il miracolo: un’Ultima Cena in cui Gesù non spezza il pane ma annuncia il tradimento di Giuda. Il dramma degli apostoli si traduce in sentimenti di dolore, di sdegno, di disperazione, e si contrappone alla serenità con cui Cristo dà la notizia. Trovare il modo di esprimere gli stati d’animo, di fissare sulla carta e sulla tela le emozioni e le gestualità dei personaggi costituisce obiettivo di primaria importanza per l’uomo del Rinascimento.
Lo scienziato e l’artista convivono in lui e si integrano: il suo sguardo scientifico verso gli aspetti della natura si riversa in pittura. È il caso della tecnica dello sfumato, che fa apparire le forme imprecise, quasi sfocate e naturali, e che ha reso celebre uno dei sorrisi più ambigui dell’arte occidentale: quello della Gioconda.
Nel Cenacolo Leonardo non utilizza la tradizionale tecnica dell’affresco, ma una tempera grassa arricchita da velature d’olio, collaudata nella pittura su tavola.
Questo espediente non giova al già fragile e più volte restaurato capolavoro che nel tempo, a causa dell’umidità di cui era impregnata la parete, iniziò a degradarsi, e che nella notte tra il 15 e il 16 agosto del 1943 rischiò di scomparire per sempre. Obiettivo dei bombardamenti degli Alleati, infatti, era proprio il centro di Milano, e quando un ordigno cadde esattamente nel chiostro dei Morti, causando il crollo di una parete del refettorio, l’Ultima Cena protetta da sacchi di sabbia, impalcature e rinforzi metallici, si salvò come per miracolo.
Da quella notte cura, tutela, amore e protezione verso un’opera che, come ci ricorda il noto critico Vasari, “era cosa bellissima e meravigliosa”, così perfetta e celestiale che Leonardo alle teste degli Apostoli diede maestà e bellezza ma che “quella del Cristo lasciò imperfetta, non pensando poterle dare quella divinità celeste, che a l’imagine di Cristo si richiede”.
Bibliografia e sitografia
- Barbara Conti, 100 artisti che hanno lasciato il segno, Lapis editori, Roma 2022;
- Emanuela Pulvirenti, Artemondo, Zanichelli, Bologna 2018;
- Giorgio Vasari, Le Vite, Rusconi libri, 2021;
- L’Italia dell’Unesco, Giunti e Tancredi Vigliardi Paravia Editori, Firenze 2021;
- artonauti.it
- cenacolovinciano.org