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L’Italia dell’Unesco: il Monte Etna

di Antonietta Patti
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I siciliani lo chiamano Mungibeddu (dalla parola latina Mons e da quella araba Gibel), o più semplicemente ‘a Muntagna. Ma il Monte Etna non è un semplice monte: è un vulcano. L’Etna è il vulcano attivo più grande d’Europa, e anche uno dei più monitorati. È stato inserito tra i siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 2013, per il suo valore naturalistico, scientifico e culturale.

Da un punto vista scientifico e culturale l’Etna è un sito naturale speciale: la ricca storia dei suoi studi ha gettato le basi delle Scienze della Terra, in special modo la vulcanologia. Con la sua estensione di 19.237 ettari, il Monte Etna domina il lato orientale della Sicilia.

Il vulcano si è formato circa 600.000 anni fa, quando la placca tettonica euro-asiatica si scontrò con quella africana. Le innumerevoli esplosioni e colare laviche hanno fatto “crescere” il Monte Etna, fino a fargli raggiungere l’attuale e considerevole altezza di 3300-3500 metri.

Il serbatoio lavico dell’Etna si trova al di sotto del monte, a una profondità di circa 20 chilometri. È un contenitore sotterraneo collegato ai crateri per mezzo di vari condotti. L’Etna conta quattro crateri principali, e molti altri secondari, coi quali mantiene una costante attività eruttiva. Dai crateri, il Monte Etna espelle magma, gas e colate laviche, che mutano continuamente l’altezza stessa del vulcano e il paesaggio della Sicilia orientale.

L’attività eruttiva dell’Etna ha dato vita a depressioni, coni di cenere, crateri sommitali, grotte e gallerie. Ad esempio, sul versante orientale del Monte Etna si trova la Valle del Bove, le cui pareti sono alte fino a 1000 metri. Nella Grotta del Gelo invece, persiste un ghiacciaio perenne.

L’area circostante il vulcano è un parco naturale con una grande varietà di flora e di fauna. Di fatto, il vulcano supporta diversi ecosistemi terrestri. Con la sua attività è un laboratorio naturale perfetto per lo studio di alcuni processi ecologici e biologici. Il paesaggio desertico, nella parte sommitale, del Monte Etna è dominato soprattutto dalla ginestra, che riesce a crescere tra le rocce vulcaniche. Scendendo di quota si trovano molte foreste secolari di varie piante, come la quercia, il pino e le betulle.

Il Parco Naturale Regionale del Monte Etna è stato istituito nel 1987, con un Decreto del Presidente della Regione Siciliana. Alcune aree del Parco rientrano nell’area di 26.220 ettari che circonda la riserva protetta, insieme a due zone turistiche che consentono la fruizione del sito ai visitatori.

Le eruzioni dell’Etna sono gestite grazie a un avanzato sistema di monitoraggio che consente di prevedere con buona precisione i fenomeni vulcanici. Le infrastrutture del sistema comprendono stazioni di monitoraggio sismico, rifugi di montagna, alcuni sentieri forestali e di montagna, e un osservatorio scientifico. Monitorare il vulcano serve per studiarlo e per abbassare i rischi per la popolazione, i cui disagi sono soprattutto dovuti alla cenere vulcanica che poi ricopre il territorio circostante.

Nel corso dei secoli, le comunità che vivono alle pendici dell’Etna hanno sviluppato un rapporto di coesistenza con il vulcano. Le popolazioni locali hanno saputo sfruttare le risorse di un suolo fertile come quello vulcanico. Nell’area attorno al Monte Etna si coltivano vigneti, uliveti, agrumeti e alcuni dei prodotti più rinomati della Sicilia, come il pistacchio di Bronte.

Il Monte Etna è un vulcano attivo che ha riscosso l’interesse dell’Uomo fin dall’antichità. Le prime eruzioni documentate risalgono a circa 500.000 anni fa. Il vulcano ha sempre influenzato la vita delle popolazioni che abitano l’isola. Sia in termini di ricchezza agricola, sia come fonte di timore e rispetto per la popolazione umana.

Cominciarono i greci a studiarlo, nel VIII secolo a.C. Quando coloni provenienti da diverse póleis greche fondarono in Sicilia le loro apoikiai (città-stato indipendenti, ma legate da diversi accordi alla loro madrepatria). Era per loro così affascinante, che divenne il luogo di diversi racconti mitologici.

Un mito racconta che sotto l’Etna si trovi il mostro Tifone (o Tifeo), imprigionato da Zeus. Un altro racconto invece, riporta che, finita la guerra coi giganti, Zeus volle seppellire sotto il vulcano il corpo del gigante dalle cento braccia Encelado, che aveva combattuto contro Atena. I terremoti e le eruzioni vulcaniche sarebbero i lamenti e le agitazioni del titano o del gigante.

La mitologia greca narra anche che le grotte dell’Etna erano gli ingressi al laboratorio di Efesto, dio del fuoco violento e creatore, patrono della metallurgia. Qui il dio, insieme ai ciclopi, costruiva armi per dei ed eroi.

Il Monte Etna offre sempre uno spettacolo naturale mozzafiato, con le sue spettacolari esplosioni, le fontane di lava e le colate laviche, visibili anche da grande distanza. È un simbolo di vita, forza e resistenza. Con le sue eruzioni, il Monte Etna plasma il territorio che lo circonda e lo stile di vita degli uomini che vivono e visitano la Sicilia.

Bibliografia e Sitografia
  • L’Italia dell’Unesco, Giunti e Tancredi Vigliardi Paravia Editori, Firenze 2021;

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