L’Operazione Valchiria (in tedesco, Operation Walküre) fu un tentativo di colpo di stato, pianificato da un gruppo di ufficiali dell’esercito tedesco e civili, il 20 luglio 1944. L’obbiettivo era rovesciare il regime nazista, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1944 la Germania era profondamente coinvolta nella guerra mondiale, ma la situazione era sempre più disperata per il regime nazista. Gli Alleati bombardavano quotidianamente le città tedesche, provocando gravi perdite civili e danni materiali. L’invasione alleata della Normandia nel giugno del 1944 e l’avanzata dell’Armata Rossa sul fronte orientale, la sconfitta della Germania sembrava inevitabile.
Nonostante le difficoltà militari, Adolf Hitler manteneva un controllo ferreo sulla Germania, attraverso il terrore, la propaganda e la Gestapo. Il dissenso veniva soffocato con violenza, e il culto della personalità attorno a Hitler restava forte.
Tuttavia, il regime nazista stava perdendo terreno anche sul fronte interno: la guerra aveva portato povertà, carestie e disillusione tra la popolazione. Molti, all’interno dell’esercito e dell’élite politica tedesca, erano sempre più convinti che Hitler stesse portando la Germania alla distruzione totale e che fosse necessario un cambio di regime per salvare il paese.
Il complotto fu orchestrato principalmente da ufficiali dell’esercito, molti dei quali appartenevano alla resistenza tedesca contro il nazismo. I principali organizzatori dell’Operazione Valchiria furono: Claus von Stauffenberg (un colonnello dell’esercito tedesco, figura chiave del complotto, che piazzò la bomba per uccidere Hitler il 20 luglio 1944), Henning von Tresckow (un generale dell’esercito, che cercava da lungo tempo un modo per assassinare Hitler), Ludwig Beck (un ex capo di stato maggiore della Wehrmacht, che aveva criticato fin dall’inizio le politiche di Hitler, specie dopo l’invasione della Polonia), Friedrich Olbricht (generale dell’esercito, per il quale l’Operazione Valchiria era un piano d’emergenza per prendere il controllo del paese). Altri ufficiali di alto rango e civili, come Carl Goerdeler (ex sindaco di Lipsia), Ulrich von Hassell e altri diplomatici e membri della resistenza, avevano l’obiettivo di eliminare Hitler e smantellare il regime nazista.
Claus von Stauffenberg piazzò una bomba a Wolfsschanze(“Tana del Lupo”, località vicino all’attuale cittadina di Ketrzyn, in Polonia) nella Prussia Orientale, vicino il quartier generale militare di Hitler. Il piano mirava a uccidere il Führer e destabilizzare la leadership nazista.
Una volta morto Hitler, i complottisti avrebbero usato l’Operazione Valchiria per prendere il controllo delle forze armate e arrestare alti dirigenti nazisti, come Heinrich Himmler e Joseph Goebbels. L’Operazione Valchiria era, in origine, un piano d’emergenza approvato da Hitler stesso, per mantenere l’ordine in caso di disordini interni. Dopo il colpo di stato, i cospiratori speravano di negoziare una pace separata con gli Alleati occidentali (Regno Unito e Stati Uniti) per evitare la completa distruzione della Germania, pur mantenendo una resistenza all’Unione Sovietica.
Se il complotto fosse riuscito, la morte di Hitler avrebbe creato un vuoto di potere che i cospiratori avrebbero cercato di colmare, arrestando i leader delle S.S. e di altri gruppi nazisti. Il nuovo governo avrebbe cercato di distanziarsi dalle politiche naziste, terminando l’Olocausto e negoziando una fine della guerra, almeno sul fronte occidentale. Questo avrebbe potuto evitare ulteriori distruzioni e sofferenze, anche in Germania.
Ma il complotto fallì perché, nonostante la bomba sia esplosa, Hitler sopravvisse all’attentato, riportando solo lievi ferite. Le conseguenze furono devastanti: Hitler ordinò una vasta ondata di arresti ed esecuzioni. Circa 7.000 persone furono arrestate, e più di 4.000 furono giustiziate. Tra queste ultime, molti degli ideatori del complotto, come Von Stauffenberg,, Olbricht e Beck, furono uccisi. La Gestapo intensificò la repressione, quindi il controllo del regime si fece ancora più oppressivo. Inoltre, Hitler usò il fallimento del colpo di stato come pretesto per eliminare molti sospetti oppositori. Il regime presentò l’attentato come un tradimento da parte di una piccola minoranza di ufficiali “vigliacchi“, rafforzando la propaganda che sosteneva Hitler come il “salvatore” della Germania. Senza un cambio di governo, la guerra continuò. La Germania resistette fino alla resa incondizionata dell’8 maggio 1945, con gravi perdite per il paese e per l’Europa.
L’Operazione Valchiria rappresentò un ultimo disperato tentativo, da parte di una minoranza di ufficiali tedeschi, di porre fine al regime di Hitler e alla guerra. Ma il fallimento portò a una repressione brutale e alla continuazione del devastante conflitto mondiale.