Vincenzo Giordano Orsini e Rosolino Pilo due grandi patrioti della Sicilia. Figure eroiche del Risorgimento italiano, parteciparono attivamente in diverse vicende cruciali del processo di unificazione dell’Italia. I loro nomi accompagnano molte vie delle città italiane, compresa Palermo.
Vincenzo Giordano Orsini (1848-1849), nel 1848, durante i moti rivoluzionari siciliani contro il dominio borbonico, si schierò con gli insorti. Abbandonò il suo incarico nell’esercito borbonico e venne nominato colonnello d’artiglieria dal governo rivoluzionario siciliano. Tuttavia, la rivolta fu repressa dalle truppe borboniche nel 1849, costringendolo a fuggire. Si rifugiò a Costantinopoli, dove visse in esilio per diversi anni.
Nel 1860, Orsini si unì alla Spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi, unendosi ai volontari che sbarcarono in Sicilia per liberarla dal dominio borbonico. Dopo la vittoria garibaldina e la conquista del Regno delle Due Sicilie, Garibaldi lo nominò Ministro della Guerra e della Marina nel governo provvisorio di Napoli.
Nel 1866, Orsini partecipò alla Terza Guerra d’Indipendenza Italiana combattendo con il Corpo Volontari Italiani, un’unità guidata da Garibaldi contro l’Impero Austriaco. La guerra si concluse con la cessione del Veneto all’Italia.
Dopo l’unificazione italiana, Orsini continuò a essere attivo nella politica e nell’esercito del neonato Regno d’Italia. Morì a Napoli nel 1889. Vincenzo Orsini fu dunque un patriota che contribuì in modo significativo alla causa dell’unità d’Italia, partecipando sia alla lotta armata che alla riorganizzazione dell’amministrazione del nuovo Stato italiano.
Rosolino Pilo (1820-1860) impegnò tutta la sua vita per l’unità d’Italia, nella lotta contro il dominio borbonico in Sicilia. Nacque a Palermo il 15 luglio 1820 in una famiglia aristocratica. Nonostante le sue origini nobili, fin da giovane fu attratto dagli ideali rivoluzionari e antiborbonici. Crescendo, si avvicinò agli ambienti patriottici che si opponevano al dominio del Regno delle Due Sicilie.
Pilo partecipò attivamente alla rivoluzione siciliana del 1848, che portò alla temporanea indipendenza della Sicilia dal governo borbonico di Ferdinando II. Dopo la caduta della rivoluzione nel 1849, fu costretto all’esilio. Si rifugiò in Francia e poi in Piemonte, dove entrò in contatto con altri esuli patrioti.
Durante il suo esilio, Pilo divenne un fervente sostenitore di Giuseppe Mazzini e della sua visione repubblicana. Partecipò a vari tentativi insurrezionali, tra cui quello di Milano nel 1853, che però fallì. Nonostante le sconfitte, continuò a cospirare per la liberazione della Sicilia.
Nel 1860, Pilo anticipò la Spedizione dei Mille di Garibaldi, organizzando uno sbarco in Sicilia con un piccolo gruppo di patrioti. Il suo obiettivo era sollevare la popolazione contro i Borboni e preparare il terreno per l’arrivo di Garibaldi. Sbarcato in Sicilia, riuscì a fomentare la rivolta e si unì ai gruppi di insorti locali.
Tuttavia, il 21 maggio 1860, durante uno scontro con le truppe borboniche nei pressi di San Martino delle Scale, vicino Palermo, fu colpito e ucciso. Rosolino Pilo è ricordato come uno dei primi martiri della spedizione garibaldina. Il suo sacrificio contribuì alla sollevazione siciliana, che facilitò il successo di Garibaldi e portò all’unificazione dell’Italia sotto la corona sabauda.