Piazza XIII Vittime: i patrioti dell’Aprile 1860

Piazza XIII Vittime a Palermo è intitolata a tredici patrioti siciliani che furono giustiziati nel 1860 dalle truppe borboniche, durante la rivolta che precedette l’impresa dei Mille di Garibaldi.

Nel contesto delle rivolte anti-borboniche che scoppiarono a Palermo tra il 4 e il 7 aprile 1860, i patrioti siciliani tentarono di insorgere contro il governo dei Borboni, che dominavano il Regno delle Due Sicilie. La rivolta, nota come l’insurrezione della Gancia, fu pianificata dai movimenti indipendentisti e repubblicani con il sostegno della popolazione locale.

Francesco Riso, capo dei rivoltosi, di umili origini e di professione fontaniere, fu un fervente patriota italiano noto per il suo impegno contro la dominazione borbonica nel Regno delle Due Sicilie. Egli partecipò come membro attivo dei comitati rivoluzionari all’insurrezione della Fieravecchia, il 12 Gennaio 1848 a Palermo. Il primo moto popolare a scoppiare in Europa, che avviò quell’ondata di moti rivoluzionari definita “la primavera dei popoli”.

All’alba del 4 aprile 1860, Riso e circa ottanta compagni si barricarono nel Convento della Gancia, utilizzando il suono delle campane come segnale per l’inizio della rivolta. Tuttavia, le autorità, già informate del piano, intervennero rapidamente: i soldati penetrarono nel convento, soffocando l’insurrezione sul nascere e con estrema violenza.

Nel conflitto, 20 rivoltosi persero la vita, tra cui un frate. Due patrioti, Gaspare Bivona e Filippo Patti, riuscirono a sopravvivere, scappando attraverso un’apertura nel muro del convento, oggi conosciuta come “buca della salvezza”.

Francesco Riso, gravemente ferito, fu catturato e morì in ospedale il 27 aprile 1860. Come capo della rivolta è commemorato a Palermo con un busto nel Giardino Garibaldi di Piazza Marina e sul Monumento ai caduti del 1848 e del 1860 nel Cimitero di Sant’Orsola. Molti altri patrioti furono arrestati, torturati e condannati a morte per impiccagione o fucilazione.

Tra questi, tredici uomini furono giustiziati pubblicamente il 13 aprile 1860. La loro esecuzione non riuscì a fermare il movimento rivoluzionario, e poche settimane dopo, il 6 maggio 1860, Garibaldi sbarcò a Marsala con i suoi Mille, avviando la spedizione che avrebbe portato all’unificazione dell’Italia.

Le esecuzioni suscitarono indignazione in tutta la Sicilia e alimentarono il sentimento rivoluzionario che portò alla caduta della dinastia borbonica. Dopo l’Unità d’Italia, a perenne memoria del sacrificio compiuto per la libertà della Sicilia e dell’Italia, a Palermo fu intitolata una Piazza in onore di questi martiri: Piazza XIII Vittime.

La rivolta della Gancia, sebbene repressa, ebbe un’importanza significativa nel contesto del Risorgimento italiano. Questo evento evidenziò il crescente malcontento popolare e contribuì a preparare il terreno per la spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi, che poco tempo dopo avrebbe portato alla caduta del regime borbonico in Sicilia.

I nomi delle tredici vittime, giustiziate nella piazza di fronte la Chiesa di San Giorgio dei Genovesi, sono oggi incisi in una lapide collocata nell’omonima piazza palermitana:

  • Cono Cangeri;
  • Gaetano Calandra;
  • Sebastiano Camarrone;
  • Michelangelo Barone;
  • Francesco Ventimiglia;
  • Domenico Cucinotta;
  • Nicolò Di Lorenzo;
  • Pietro Vassallo;
  • Giuseppe Teresi;
  • Liborio Vallone;
  • Andrea Coffaro;
  • Michele Fanaro;
  • Giovanni Riso.

I corpi di questi 13 patrioti furono sepolti in una fossa comune del Cimitero dei Rotoli. A queste tredici vittime è dedicato l’obelisco di Piazza XIII Vittime, dedicato il 4 aprile 1883.

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