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Santa Rosalia tra storia e devozione

di Antonietta Patti
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Santa Rosalia davanti la Cattedrale di Palermo Carro del Festino 2024

Santa Rosalia, affettuosamente chiamata “La Santuzza” dai palermitani, è una figura venerata nel capoluogo siciliano nella sua veste di patrona della città. La sua storia, ricca di fede e devozione, è profondamente intrecciata con la cultura e le tradizioni di Palermo e della Sicilia. Ogni anno, il 4 settembre, tanti palermitani si riuniscono per celebrare la sua memoria con grande fervore.

La storia di Rosalia Sinibaldi

Secondo la tradizione, Rosalia Sinibaldi nacque a Palermo intorno al 1130 in una nobile famiglia normanna. Suo padre era il conte Sinibaldo Sinibaldi, signore di Monte delle Rose e Quisquina, discendente della nobile famiglia Berardi, conosciuta come i Conti dei Marsi, una stirpe che vantava legami diretti con l’imperatore Carlo Magno. Sua madre era Maria Guiscardi, appartenente a una casata altrettanto illustre, essendo nipote del re Ruggero II di Sicilia.

Secondo la tradizione, nel 1128, mentre il re Ruggero II di Sicilia ammirava il tramonto dal Palazzo Reale insieme alla moglie Elvira di Castiglia, gli apparve una figura che gli annunciò la nascita di una “rosa senza spine” nella casa del conte suo parente. Questo evento ispirò il nome della bambina: Rosalia. Il nome sarebbe derivato, secondo un’etimologia popolare latina, dall’unione dei termini “rosa” e “lilium”, ossia rosa e giglio. Un’altra versione della leggenda attribuisce la visione a Guglielmo I. Ma questa ipotesi non è plausibile: poiché Rosalia nacque nel 1130, mentre Guglielmo salì al trono solo nel 1154.

La sua nobile discendenza le permise di crescere alla corte di re Ruggero II. Per le sue virtù, nel 1149 divenne damigella d’onore della seconda moglie del re, Sibilla di Borgogna. Ma fin dalla giovane età mostrò una forte inclinazione verso la vita ascetica. Così, quando il conte (o secondo alcune fonti, il principe) Baldovino salvò il re Ruggero II da un animale selvaggio e come ricompensa chiese la mano di Rosalia, ella non poté che rifiutarlo.

La vigilia delle nozze, mentre si specchiava, Rosalia vide riflessa nello specchio l’immagine di Gesù. Il giorno dopo si presentò a corte con le sue bionde trecce tagliate, rifiutando la proposta di matrimonio e dichiarando la sua decisione di dedicarsi completamente alla fede.

A soli 15 anni Rosalia abbandonò la sua vita agiata: lasciò la casa paterna, rinunciando al ruolo di damigella alla corte del re. Si rifugiò presso la Chiesa del Santissimo Salvatore, a Palermo. Ma presto si accorse che quel luogo non era adatto a lei, a causa delle visite insistenti dei genitori e del promesso sposo, che cercavano di convincerla a cambiare idea.

Per questo Rosalia si ritirò in eremitaggio. Dopo un breve periodo nel bosco di Palazzo Adriano, la ragazza scelte una grotta presso Santo Stefano di Quisquina, feudo del padre. Dopo 12 anni, la regina Sibilla le consentì di tornare a Palermo, dove Rosalia scelse una grotta sul Monte Pellegrino come luogo del suo eremitaggio. Qui visse in solitudine e preghiera fino alla sua morte, pacifica e solitaria, avvenuta il 4 settembre 1170. La grotta, oggi nota come Santuario di Santa Rosalia, è un luogo di pellegrinaggio per molti fedeli che cercano la sua intercessione.

Santa Rosalia e la liberazione dalla peste

La storia di Santa Rosalia è strettamente legata a un episodio cruciale nella storia di Palermo: la peste del 1624. In quel momento di disperazione, una visione rivelò a un saponaro di nome Vincenzo Bonelli l’ubicazione delle reliquie della Santa. Seguendo le indicazioni ricevute, i palermitani ritrovarono le ossa di Rosalia sul Monte Pellegrino e le portarono in processione per le vie della città. Miracolosamente, la peste cessò.

Così Rosalia Sinibaldi divenne Santa e proclamata patrona di Palermo, protettrice da epidemie, terremoti, tempeste e temporali. La sua festa divenne una delle celebrazioni più importanti e sentite della città.

La devozione a Santa Rosalia

Il culto di Santa Rosalia è attestato da vari documenti storici, tra cui il Codice di Costanza d’Altavilla (conservato nella Biblioteca Regionale di Palermo) e un’antica tavola lignea del XIII secolo, custodita al Museo Diocesano di Palermo, che raffigura la Santa in abiti da monaca basiliana. Già dal 1196 il culto della Santa era ampiamente diffuso, e la si pregava con la semplice locuzione: Sancta Rosalia, ora pro nobis.

Immediatamente dopo la morte di Rosalia, in virtù dei miracoli compiuti, il Senato palermitano fece erigere a Palermo due chiese, o cappelle, in ricordo della sua nascita e della sua morte.

Una chiesa venne edificata dove sorgeva la casa di Sinibaldo, padre di Rosalia, nel quartiere Olivella. Di questa abitazione sembra che sia rimasto solo l’antico pozzo, integrato nel cortile del seicentesco Oratorio di Santa Caterina. La tradizione racconta che sul sito della chiesa antica dedicata a Rosalia venne costruita l’attuale chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella.

La Chiesa di Santa Rosolea, com’era chiamata, si trovava sul Monte Pellegrino, vicino o di fronte alla grotta della Santa, dove morì. Questo luogo sacro è oggi il Santuario di Santa Rosalia, dove ogni anno si svolge una delle più importanti manifestazioni di devozione alla Santuzza.

Un’altra chiesa dedicata alla Santuzza doveva sorgere nel quartiere della Conceria, vicino l’attuale Via Santa Rosalia, nei pressi della Stazione Centrale. Con la sua alta loggia, la chiesa dominava la città, ma fu abbattuta per la realizzazione della Via Roma. Qualche anno dopo, Ernesto Basile progettò la nuova chiesa, costruita in Via Marchese Ugo, nei pressi di Villa Trabia e del Giardino Inglese.

L’acchianata a Monte Pellegrino

Ogni anno, dal 10 al 15 luglio, Palermo celebra il Festino di Santa Rosalia. Il 14 luglio, con la trionfale sfilata del Carro, è il culmine del Festino. Il 15 luglio con la Santa Messa alla Cattedrale e la processione dello scrigno d’argento e vetro che conserva le reliquie della Santa.

Il 4 settembre è il giorno della acchianata(salita) a Monte Pellegrino. I fedeli si riuniscono alle pendici del Monte Pellegrino, per raggiungere in pellegrinaggio il Santuario. La processione verso la grotta è un momento di profonda devozione: si cammina in preghiera fino a raggiungere il luogo sacro. Alcuni affrontano la salita a piedi nudi, o in ginocchio, per chiedere una grazia. Altri portano ex voto o offrono candele alla Santa, in segno di gratitudine per una grazia ricevuta.

Il Santuario di Santa Rosalia è situato all’interno di un anfratto roccioso, quasi sulla cima del Monte Pellegrino. Appena si entra nel santuario, sulla sinistra, prima dell’altare, si trova la statua di Santa Rosalia, custodita sotto un baldacchino dalle forme barocche. Questa sacra immagine, scolpita da Gregorio Tedeschi intorno al 1630, raffigura la Santa nell’estasi del suo trapasso. Circa un secolo dopo, in occasione delle sue nozze, Carlo III di Borbone donò alla patrona di Palermo la sontuosa veste dorata che la adorna ancora oggi.

Dietro l’altare maggiore, nella nicchia di roccia, si trova una maestosa scultura in marmo raffigurante l’Immacolata, opera di Giuseppe Albino realizzata nel 1656. Il santuario ospita numerosi ex voto lasciati dai fedeli come segno di gratitudine, insieme a un crocifisso in legno risalente al Quattrocento. All’interno della grotta si raccoglie una grande quantità d’acqua, considerata sacra, incanalata verso l’esterno attraverso un elaborato sistema di canaline in metallo.

Il fascino di questo santuario ha colpito anche lo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe che, durante una visita serale, vi scrisse un ispirato elogio nel suo celebre Viaggio in Italia. Questo luogo è sempre stato considerato sacro. In epoca fenicia era sede di un santuario forse dedicato alla dea Tanit, che i bizantini convertirono in chiesa cristiana.

Il culto di Santa Rosalia in Sicilia

Santa Rosalia è patrona anche della città di Santo Stefano di Quisquina. Infatti, mentre a Palermo venivano scoperte le ossa della Santuzza, a Santo Stefano di Quisquina venne scoperta la grotta nella quale Rosalia abitò per 12 anni. Dentro la grotta si trovò anche un’epigrafe latina, scolpita sulla roccia proprio da Santa Rosalia:

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Ego Rosalia Sinibaldi Quisquinae et Rosarum domini filia amore Domini mei Jesu Christi in hoc antro habitari decrevi.

Io Rosalia Sinibaldi, figlia del signore della Quisquina e del Monte delle Rose, per amore del mio Signore Gesù Cristo, ho deciso di abitare in questa grotta.

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Vicino la grotta si costruì un eremo. Il complesso si deve a Francesco Scassi, un ricco mercante genovese, che nel 1693 fondò la congregazione dei monaci devoti a Santa Rosalia. Il principe Ventimiglia, barone di Santo Stefano, ampliò il convento fino alle dimensioni attuali.

Gli abitanti di Santo Stefano Quisquina chiesero al cardinale Doria, arcivescovo di Palermo, le reliquie di Santa Rosalia. Il 25 settembre 1625, queste furono donate alla comunità all’interno di un magnifico busto d’argento. Il reliquario viene portato in processione la prima domenica di giugno e il seguente martedì. Il corteo parte dalla Chiesa Madre della città e percorre un sentiero che sale sulla montagna fino a raggiungere l’Eremo. I fedeli affrontano la processione a cavallo o a piedi nudi, spesso i genitori portano i propri figli in braccio. Dopo una Messa celebrata all’Eremo di Santa Rosalia, il corteo fa ritorno in paese. La celebrazione si conclude con spettacoli pirotecnici presso la Chiesa Madre.

Anche nella vicina Bivona il culto di Santa Rosalia è profondamente radicato. Il 4 settembre 1624, pochi giorni dopo il ritrovamento della grotta della Quisquina, Santa Rosalia divenne anche patrona di Bivona. La Santa, insieme a San Rocco, era invocata durante le epidemie di peste del 1575 e del 1624. Secondo la tradizione, la chiesa di Santa Rosalia è stata costruita perché la Santa apparve a una vergine, o a un uomo, o a dei giurati di Bivona, promettendo la fine della peste.

Secondo la tradizione bivonese (legata alle visioni e rivelazioni di suor Maria Roccaforte) dopo aver trascorso 7 anni in eremitaggio nella grotta della Quisquina, Rosalia fu scoperta dagli abitanti locali e si trasferì a Bivona, che faceva parte dei possedimenti della sua famiglia. Qui visse per 5 anni, in una grotta situata in un bosco di querce, del quale rimane solo un ceppo della quercia dove la Santa si fermava per pregare, visibile attraverso un’apertura con vetro posta vicino all’ingresso della chiesa a lei dedicata.

Santa Rosalia simbolo di speranza e resilienza

Santa Rosalia rappresenta non solo una fonte di protezione contro le malattie e le avversità, ma anche un simbolo di identità e appartenenza. Il suo culto unisce la comunità, ricordando a tutti il valore della fede e della speranza nei momenti difficili. Il suo esempio di umiltà e dedizione continua a ispirare generazioni di fedeli.

In un tempo in cui i ritmi della vita spesso allontanano dalla spiritualità, la figura di Santa Rosalia rimane un faro di fede. La città di Palermo celebra, attraverso la sua patrona, la propria storia, la propria fede e la propria anima.

Statua di Santa Rosalia al Santuario di Monte Pellegrino

Apparato fotografico a cura di Antonietta Patti

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