Sophia Loren. Un bocciolo di rosa, un amore impossibile

Tra tutti i fiori tu eri la più bella. Senza un padre che ti aveva eppur riconosciuta, eri andata per la tua strada e tua madre, povera sfortunata, rifiutata come sposa. E sempre rimanevate in situazioni economiche disagiate. Nel cielo di Pozzuoli venivano sganciate bombe dalla coalizione bellica degli Alleati. Tu e tua mamma, non potevate rimanere in quella cittadina e vi eravate trasferite a Napoli, che era un posto più sicuro, ospitate da lontani parenti.

A quella tua triste e misera adolescenza, che ti aveva fatto soffrire, eri stata ricompensata con la tua bellezza. Nelle passerelle cominciavi a farti notare al grande pubblico, e tutti non avevano occhi che per te. Nel 1950, un uomo che lavorava come giudice per il concorso di “Miss Eleganza” rimase sconvolto dalla tua bellezza e dalla tua grazia insieme alle tue fattezze, nei momenti in cui sfilavi nelle passerelle durante i concorsi. Tu avevi appena 16 anni, lui quasi 38. Quest’uomo ti aveva insegnato recitazione e ti aveva preparata ad apprendere la lingua inglese, e cambiò il tuo vero nome e cognome in: Sophia Loren.

Ma non era solo bellezza la tua. Dimostravi di avere già un talento naturale, già prima dell’insegnamento della recitazione che il tuo Carlo ti propinava. Sarebbe diventato tuo marito, per sempre, l’unico marito. Non avresti avuto, comunque, bisogno di alcun insegnamento per intraprendere la vita di attrice. Era facile e naturale per te recitare davanti alle cineprese e di fronte al pubblico. E il tuo talento, insieme alla tua insuperabile bellezza, si era fatto notare. Il tuo Carlo si era affacciato alla tua vita. Un produttore cinematografico, il cui cognome era Ponti, molto più grande di te. Ti aveva insegnato a diventare grande e a diventare diva del cinema nel panorama internazionale, col suo grande fiuto e la sua intelligenza, che lo contraddistinguevano come uomo vissuto sotto i riflettori delle scene di cinema d’arte.

Eri già legata a lui, ma prima di sposarlo la tua vita fu attraversata da un periodo di incertezze e di passioni che eri stata abile a contrastare. Avevi soffocato il tuo stesso sentimento contro quell’onda gigantesca di un amore impossibile, ma tanto coinvolgente, che aveva inebriato il cuor tuo di una seduzione incontenibile, ma che hai saputo gestire con grande intelligenza. Cuore e raziocinio. Ha prevalso quest’ultimo. Nel cammino della tua vita, già gioiosa per i tuoi successi professionali nello spettacolo, apparve su un set cinematografico, ove tu ne eri protagonista, un uomo che il successo internazionale lo conosceva già da tempo.

Un attore molto conosciuto in tutto il mondo, ancor più grande d’età di Carlo, tuo promesso sposo. Un uomo elegante, affascinante, sicuro di sé, di buone maniere. Un vero gentleman. Un attore inglese, naturalizzato americano. Un divo, indiscutibilmente seducente.

La star americana si chiamava Cary Grant, e tutte le donne del mondo avrebbero voluto vivere con lui, nutrendosi di passioni irriducibili e di seducenti situazioni d’amore incontrollabili. Il film ove vi siete conosciuti si chiamava: “Orgoglio e passione”, per la regia dell’americano Stanley Kramer. Cary Grant avrebbe voluto Ava Gardner al suo fianco e protestò quando gli proposero al suo posto un’altra attrice. Minacciò di ritornare negli Usa e di sciogliere il contratto stipulato con la casa di produzione cinematografica se non avessero ascoltato le sue proteste e non avessero riconfermato l’attrice di Smithfield, che gli era stata promessa per le riprese del film.

Il momento era delicato, ma i responsabili delle riprese cinematografiche avevano già deciso. E così lo misero davanti al fatto compiuto. Gli presentarono Sophia. Il celebre attore non credeva ai suoi occhi. Non poteva immaginare. Il tuo incantevole viso, i tuoi meravigliosi occhi, i tuoi fluenti capelli, i tratti della tua carnosa bocca, che parevano disegnati. Rimase folgorato dalla tua bellezza e finirono di colpo le sue rimostranze. Aveva alle sue spalle ben tre divorzi il divo Grant.

E venivi invitata a cena da Cary. Era stata una cena divertente. Lui ti prendeva simpaticamente in giro, chiamandoti con nomignoli vari, accostando il tuo cognome d’arte a quello dell’altra attrice italiana molto famosa in quel tempo: La Lollobrigida. Tu gli avevi parlato un po’ della tua vita e della tua bella Napoli, dell’Italia. Ti faceva, già durante la cena, una corte senza precedenti e continuava a stuzzicarti per cercare di richiamare sempre la tua attenzione su di lui.

Si stava innamorando di te, e se ne accorgeva. Si stava innamorando dei tuoi grandi occhi “pieni di fuoco e furbi” come li definiva lui. Le tue risate lo coinvolgevano in un fuoco di passioni. Durante le pause delle riprese del film non si staccava un attimo da te. Ti veniva sempre appresso. Ti chiese di sposarlo. Non si era mai innamorato in modo così profondo. Un amore che gli toglieva il respiro. Ti avrebbe amata per tutta la sua vita. Ma tu non ricambiavi. Eri affascinata da lui, ma nella tua mente c’era già un altro uomo: Carlo Ponti, a cui tu eri già legata e che eri sicura che sarebbe stato l’uomo della tua vita.

Dopo circa un anno, vi siete rivisti a girare un altro film. Avevi ventiquattro anni. Il titolo del film era: “Un marito per Cinzia” per la regia dello statunitense Melville Shavelson. Era la storia di un vedovo (interpretato da Grant) che aveva a carico tre figli e aveva deciso di farsi una nuova vita, risposandosi. La figlia ribelle di un direttore d’orchestra (interpretata da te) piacque molto all’affascinante vedovo. S’innamorò della giovane figlia del direttore d’orchestra e la sposò. Questo era il copione del film.

Cary, già da tempo innamorato di te e sapendo della tua situazione sentimentale, ti fece gli auguri per una felice vita. Ma la scena delle nozze doveva essere ancora girata da voi due attori. E furono momenti tormentati quando, sul set del film, tu ti recasti all’altare per sposare il personaggio interpretato dall’affascinante Cary.

Indossavi un abito bianco, e un velo lasciava trasparire debolmente il tuo meraviglioso viso, mentre ti avvicinavi all’altare. E quando vi siete baciati, tu trattenesti a stento le tue lacrime. Era amore anche il tuo? Questo lo sai solo tu. Noi non lo sapremo mai con certezza. I sentimenti e le emozioni di ogni persona sono imperscrutabili. Sappiamo che per te sono stati momenti emotivamente vissuti sinceramente sull’onda di forti sensazioni che toccano sentimenti d’amore.

Ma tu vedevi la tua vita con prospettiva del futuro. Ti dovevi concedere a Carlo. Tua madre, che era il tuo mentore, stante la tua ancor giovane età e poca esperienza di vita vissuta, non vedeva forse di buon occhio questo legame, con un uomo d’oltreoceano. Lei aveva paura di volare e tu avevi paura di rimanere sola e lontana dai tuoi affetti e dalla tua bella Italia e bella Napoli. Quindi, tu e Cary avete imboccato inevitabilmente due strade diverse.

Ma lui ti ha sempre amata. Amore sincero. E gli amori sinceri, grandi e impossibili sono sempre molto difficili da dimenticare. E così, dopo circa dieci anni, quando il divo americano venne a sapere che avevi messo al mondo il tuo primo bambino, ti venne a trovare per salutarti e per farti le sue congratulazioni per la nascita di tuo figlio. Ma era un benevolo espediente per rivederti. Tu gli avevi fatto prendere tra le braccia il bambino e lo guardasti negli occhi. Lacrime d’amore rigavano il suo triste volto. E, forse, anche tu vivevi lo stesso sentimento.

L’atmosfera che vi avvolgeva, in quel poco tempo di vita vissuta intensamente, era amara e dolorosa. E tu comprendesti allora quanto ti aveva amato, come non avevi mai potuto immaginare. L’amore, quando è un grido di dolore, è sempre immenso ed eterno sarà.

“Non rimanere affranto, Cary! Un giorno la rivedrai volteggiare tra le nuvole dell’eterno, ancor più bella ed aggraziata. Lei ti sorriderà e i suoi bellissimi occhi ti parleranno. La vedrai danzare tra il dolce suono di una musica rapita dall’estasi e la catarsi è vicina. La guarderai struggente d’amore e la stringerai forte a te”.

Roberto Zaoner
(07/12/2018)

Lettera aperta a Sophia Loren, al secolo Sofia Villani Scicolone.
Racconto dedicato all’adorabile Sophia Loren, tratto da una storia da lei realmente vissuta.

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