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Vita, pensiero e influenza di Giuseppe Mazzini

by Esther Di Gristina
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Giuseppe Mazzini nacque da una famiglia borghese di idee progressiste e liberali è stato un patriota, politico e filosofo italiano, una delle figure chiave del Risorgimento e della lotta per l’unificazione dell’Italia.

Nacque il 22 giugno 1805 a Genova, dove si laureo in giurisprudenza, ma ben presto si avvicinò ai movimenti patriottici e rivoluzionari. Da giovane , le prime attività politiche si manifestano nel 1827, quando si interessò più alla politica che alla carriera legale. Nel 1830 entrò nella Carboneria, una società segreta che lottava per la libertà e l’indipendenza italiana. Nel 1831, dopo il fallimento dei moti insurrezionali in Emilia-Romagna e in Piemonte, fu arrestato e poi esiliato in Francia.

Fra il 1831-1832, a Marsiglia, Giuseppe Mazzini fondò la Giovine Italia, società con la quale sviluppò la propria attività rivoluzionaria. In Italia,, coloro che condividevano gli ideali e gli obiettivi di Giuseppe Mazzini erano principalmente membri fedeli del movimento politico fondato dallo stesso Mazzini.

Questo gruppo era formato da repubblicani, patrioti e rivoluzionari che lottavano per l’Unità d’Italia, con il principio di dar vita a un sistema repubblicano e democratico. Diverse furono le insurrezioni fallite, come quella di Savona nel 1834 e quella di Genova nel 1836.

Dopo il fallimento della Giovine Italia, Mazzini estese il suo pensiero a livello europeo, creando nel 1834 la Giovine Europa: un’associazione di movimenti rivoluzionari in diversi paesi, fra cui Italia, Germania, Polonia e la Francia. Nel 1837 si rifugiò a Londra, dove visse in condizioni modeste, pur continuando la sua attività politica pubblicistica.

Mazzini si avvicinò ai movimenti democratici europei, ispirandosi alle rivoluzioni del 1848. Nel 1849 tornò in Italia. Durante la Repubblica Romana, fu uno dei triumviri al governo della città di Roma, insieme a Carlo Armellini e Aurelio Saffi. Il governo repubblicano però, durò pochi mesi, prima di essere abbattuto dalle truppe francesi inviate da Napoleone III in aiuto di Papa Pio IX.

Dopo l’ennesima sconfitta, Mazzini fu nuovamente costretto all’esilio. Nonostante tutto, persistette a cospirare per la libertà italiana, contrastando però anche la politica di Cavour e di Casa Savoia, che considerava troppo moderata.

Durante la Spedizione dei Mille del 1860, Mazzini appoggiò Giuseppe Garibaldi, ma non accettò l’annessione della Sicilia al Regno di Sardegna senza un plebiscito realmente libero.

Giuseppe Mazzini provò la sua ultima insurrezione nel 1870 con i cosiddetti “Moti di Roma”, un tentativo di sollevazione repubblicana contro lo Stato Pontificio. Tuttavia, il piano fallì. Mazzini venne arrestato a Gaeta il 5 agosto 1870 dalle autorità italiane, mentre cercava di organizzare un’insurrezione repubblicana nella città papale.

Dopo l’arresto, venne imprigionato per breve tempo e poi rilasciato. Poco dopo si rifugiò nuovamente in esilio, a Lugano. Questo episodio segnò la fine del suo impegno rivoluzionario diretto.

Poche settimane dopo, Roma fu conquistata dalle truppe italiane e annessa al Regno d’Italia. La sconfitta della Francia di Napoleone III, nella guerra franco-prussiana del luglio 1870, comportò il ritiro delle truppe francesi dallo Stato Pontificio. L’esercito italiano guidato dal Re Vittorio Emanuele II, ne approfittò e inviò un ultimatum al Papa per un’annessione pacifica. Pio IX rifiutò, ma senza una difesa adeguata, fu costretto a capitolare.

Il 20 settembre 1870 le truppe italiane, comandate dal generale Raffaele Cadorna, assediarono Roma e aprirono una breccia nelle mura della città presso Porta Pia. Dopo alcune ore di combattimento, i soldati italiani entrarono in città. Pio IX che si arrese, ma si dichiarò prigioniero in Vaticano, rifiutando di riconoscere il nuovo regime italiano.

L’annessione ufficiale della città di Roma avvenne dopo un plebiscito, il 2 ottobre 1870, e nel 1871 divenne la capitale del Regno d’Italia. Questo evento segnò la fine dello Stato Pontificio e completò l’unificazione italiana.

Giuseppe Mazzini, ormai isolato dalla politica ufficiale, spettatore del nuovo costituito Regno D’Italia, era ancora venerato come padre del repubblicanesimo italiano. Egli continuò a sostenere la causa repubblicana, ma sotto la monarchia di Vittorio Emanuele II, le sue idee non trovarono più spazio.

Giuseppe Mazzini tornò in Italia clandestinamente e nel 1872 morì a Pisa, dove viveva sotto falso nome.

Il pensiero di Mazzini si fondava su tre pilastri principali:

  • Dio e Popolo,
  • Repubblica
  • Umanità.

Il suo motto era: “Unità e Repubblica Democratica”. Giuseppe Mazzini voleva un’Italia unita. Ma non sotto una monarchia, come avvenne nel già nel 1861, bensì sotto un sistema repubblicano e democratico. Era convinto che solo un’insurrezione popolare potesse portare alla libertà, rifiutando il compromesso con le monarchie.

A differenza dei socialisti e dei liberali atei, Mazzini credeva che la rivoluzione dovesse avere una base morale e religiosa. Il suo motto “Dio e Popolo” indicava una concezione spirituale della politica: il popolo aveva una missione divina da compiere.

Mazzini rifiutava il comunismo e il socialismo di Karl Marx, che considerava materialista e privo di valori spirituali. Riteneva che la cooperazione tra classi, non la lotta di classe, fosse la via giusta per migliorare la società.

Mazzini non era nazionalista in senso esclusivo, ma credeva nella libertà di tutti i popoli. Creò la Giovine Europa proprio perché credeva a un’Europa di nazioni libere e democratiche, unite da un sentimento di fratellanza nella lotta per i diritti umani.

Fra i principali sostenitori e collaboratori di Giuseppe Mazzini possiamo citare alcuni nomi passati alla storia. Carlo Cattaneo, sebbene fosse più vicino al federalismo rispetto al centralismo mazziniano, con Mazzini condivideva l’ideale di una nazione italiana libera.

Giuseppe Garibaldi, pur avendo un approccio più pragmatico, fu influenzato dagli ideali mazziniani e partecipò a diverse iniziative rivoluzionarie. Carlo Pisacane, repubblicano convinto, che tentò di promuovere la rivoluzione in Italia con la fallimentare Spedizione di Sapri nel 1857. Aurelio Saffi , figura chiave della Repubblica Romana del 1849, fu uno stretto collaboratore di Mazzini.

Felice Orsini, cospiratore e fervente patriota, sostenitore dell’unificazione italiana. Orsini, convinto che Napoleone III fosse un ostacolo all’indipendenza italiana, a causa della sua alleanza con l’Austria, organizzò un attentato contro il sovrano francese. Con l’aiuto di alcuni complici tra cui Giuseppe Pieri, Antonio Gomez e Carlo di Rudio, fabbricò delle bombe artigianali basate su un nuovo esplosivo: la “bomba Orsini”, che venne fatta detonare il 14 gennaio 1858, contro la carrozza dell’imperatore mentre questi si recava all’Opéra di Parigi con l’imperatrice Eugenia.

L’attentato non ebbe successo, e Orsini fu arrestato, processato e condannato a morte. Tuttavia, prima dell’esecuzione, inviò una lettera a Napoleone III chiedendogli di sostenere l’indipendenza italiana. Alcuni storici ritengono che questo gesto abbia influenzato la decisione di Napoleone III di accettare l’alleanza con Cavour e sostenere il Regno di Sardegna nella Seconda Guerra d’Indipendenza del 1859, dando un contributo fondamentale all’unificazione dell’Italia.

Tra i sostenitori di Mazzini in Europa ricordiamo diversi intellettuali francesi, inglesi e tedeschi., spagnoli, polacchi e americani.

Victor Hugo, scrittore e politico francese, sostenitore della democrazia e dei diritti umani, che condivideva con Mazzini l’idea di una federazione europea basata sulla libertà dei popoli. Alexandre Ledru-Rollin, repubblicano francese e attivista del 1848, vicino agli ideali mazziniani. Louis Blanc, socialista moderato, sostenitore della democrazia e dei diritti dei lavoratori.

William Ewart Gladstone, il futuro primo ministro britannico che fu influenzato dalle idee di Mazzini sulla libertà e la giustizia sociale. Richard Cobden e John Bright erano i leader del movimento liberale e pacifista inglese, e sostennero le battaglie di Mazzini per l’unità italiana. George Holyoake, intellettuale radicale e attivista per i diritti civili e politici.

Karl Schurz, rivoluzionario del 1848 emigrato negli Stati Uniti, sostenitore della democrazia e della libertà nazionale. Johann Jacoby, politico liberale tedesco che sosteneva l’unità nazionale e la democrazia.

Francisco Pi y Margall, leader repubblicano e federalista, ispirato dalle idee mazziniane. Lajos Kossuth, leader della rivoluzione ungherese del 1848-49, sostenitore del nazionalismo democratico. Adam Jerzy Czartoryski, capo del governo polacco in esilio, che condivise con Mazzini l’idea di una Polonia indipendente. Ludwik Mierosławski, rivoluzionario polacco che combatté per la libertà in Polonia e in Italia.

Pur non direttamente influenzato da Mazzini, la lotta per la libertà e l’abolizione della schiavitù condotta da Abraham Lincoln era vista con favore dai mazziniani. E persino il leader dell’indipendenza cubana, José Martí, si ispirò in parte alle idee mazziniane di libertà e autodeterminazione.

Giuseppe Mazzini ha lasciato un’eredità importante nel pensiero politico italiano. Fu un precursore dell’unità nazionale e della democrazia. Le sue idee ispirarono i movimenti rivoluzionari in tutto il mondo.

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