Zagara d’ autunno, tocca i dodicimila visitatori in tre giorni. Tracciate le linee di intervento del pnrr per l’ orto di Palermo che spenderà oltre un Milione di euro per affrontare il nuovo millennio. Francesco Liberto

Chiusa la Zagara d’ Autunno, la 23°esima edizione baciata da un sole insolitamente caldo, con un’ affluenza di 12.000 visitatori nelle tre giornate, che hanno affollato gli stand di oltre sessanta tra vivaisti ed espositori da tutta Italia. Molte le curiosità da scoprire, tra piante aromatiche, cactacee, bulbi e semi per terrazze e giardini, ma anche orchidee, agrumi, bouganville, melograni, liquirizia ed altre essenze aromatiche. Il saluto del Rettore prof. Massimo Midiri ha aperto la presentazione del libro “ Il Carrubo è l’ uomo”. L’attenzione nei confronti dei grandi alberi e la cura della sostenibilità ambientale, per cui abbiamo creato un centro di studi specifico – ha spiegato il Rettore – è uno dei punti salienti dell’ attività dell’ Università, e l’Orto botanico è di sicuro la punta di diamante per la conservazione della biodiversità vegetale, un luogo magico che accoglie chi arriva in città, su cui intendiamo continuare ad investire”.

Questa edizione della Zagara ha tracciato con chiarezza il ruolo degli orti botanici del futuro, in un convegno ed una tavola rotonda cui hanno partecipato i sei direttori dei maggiori orti universitari italiani, alle prese con il già evidente cambiamento climatico in corso, oltre a problemi gestionali ed economici. “Dobbiamo passare dalla concezione ottocentesca degli orti dediti alla conservazione del patrimonio vegetale, ad una nuova funzione moderna – ha spiegato il direttore di Palermo Rosario Schicchi, che possa rispondere alle esigenze sociali, ambientali ed ecologiche delle nuove comunità. Riuscire a coniugare la ricerca, la funzione museale, con l’ arricchimento delle collezioni botaniche, oltre che a garantirne la conservazione,  monitorando i cambiamenti climatici nella vegetazione che sono già sotto i nostri occhi”.

Di una gestione ecosostenibile dei giardini botanici, siano essi universitari e non, ha parlato il direttore dell’ orto più antico d’ Italia, quello dell’Università di Padova, Tomas Morosinotto, dove sono già posti in atto sistemi di controllo dell’ irrigazione e di umidità del suolo con sensori per evitare sprechi, ed il ciclo dell’ acqua viene messo a disposizione dei visitatori con funzioni didattiche.

Il direttore del Sistema museale di Unipa Paolo Inglese, anticipando il progetto di utilizzo dei nuovi fondi del PNRR, che vede l’orto di Palermo tra i giardini storici beneficiari di finanziamento in Italia, ha spiegato come un sistema integrato di fruizione e comunicazione, sia riuscito nel 2021 a toccare i 150.000 visitatori, tetto che sarà forse superato nell’ anno in corso. Una vera boccata d’ ossigeno per l’ Orto cittadino alle prese con le storiche carenze di personale specializzato per la cura e la complessa potatura delle piante monumentali, affidata a sole 5 unità e a personale stagionale. “Dai turisti e dagli eventi arriva nuova linfa economica da reinvestire nella ricerca e nella gestione, introiti provenienti soprattutto dalla presenza dei turisti, che in Orto raggiunge il 75% nei picchi dei mesi primaverili ed estivi, ma anche grazie ad eventi e concerti serali in estate, tutte fonti di finanziamento aggiuntive – ha spiegato Inglese – che ci hanno consentito nuova autonomia di gestione. Il piano di finanziamento del PNRR che ha assegnato all’ orto palermitano un milione di euro, è stato anticipato nelle grandi linee, ed andrà a finanziare la completa digitalizzazione dell’ erbario mediterraneo conservato in via Lincoln, un nuovo sistema di accoglienza per i visitatori, nuova tabellazione per le collezioni botaniche, rinnovati sistemi di irrigazione, di smaltimento del residuo secco,

oltre a molti altri interventi migliorativi alle fontane, ai sistemi di illuminazione, nonché la nuova pavimentazione del piazzale e dei viali ed accesso ai disabili. Il direttore dell’ Orto di Napoli Paolo Caputo ha parlato Palermo e Napoli di strutture borboniche gemelle, quelle dei due orti maggiori del sud Italia, entrambi custodi di una biodiversità vegetale di vitale importanza per le comunità sia scientifiche che cittadine, coinvolti in problematiche di controllo dei danni da cambiamento climatico, giardini che sempre di più devono coniugare la missione delle nuove acquisizioni di specie, incrementando la didattica, la ricerca e l’ apertura al sociale”. Un premio speciale è stato assegnato domenica mattina a Venerando Faro, l’uomo dei Giardini, il fondatore dei Vivai Faro di Giarre e della Fondazione Radicepura, che ha ricevuto una simbolica riproduzione di terracotta che raffigura il Ficus macrophylla dell’ Orto. I vivai Piante Faro, da parte loro, hanno donato un esemplare di palma che mancava dalla collezione palermitana, una livistona saribus.

Sempre con l’ intervento e la sperimentazione dei vivai Faro, sono stati reimpiantati dodici antichi agrumi siciliani provenienti dal giardino della Kolymbetra di Agrigento gestito dal Fai, piante selezionate perchè resistenti al virus della tristezza degli agrumi, che vanno ad arricchire la collezione dell’ orto palermitano, che è già tra le più ricche d’ Italia.

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